Passo indietro

Corigliano Rossano, la ritirata di Enel sul progetto di produzione a idrogeno «è uno schiaffo a tutta la regione»

Lo sostiene il segretario Cgil Sibaritide-Pollino-Tirreno, che denuncia il silenzio della Cittadella. Il disimpegno del colosso energetico potrebbe avere gravi ripercussioni anche sul già lentissimo smantellamento in atto e sulla bonifica. Previsto un vertice tra Comune, Enel e organizzazioni sindacali a settembre

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di Luca Latella
31 agosto 2023
09:10

«Quello di Enel è uno schiaffo alla città di Corigliano Rossano ed alla regione intera». Il disimpegno del colosso energetico sul progetto per la riconversione ad idrogeno – già affidato con un bando regionale a valere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza per un valore di 14,7 milioni di euro – nel sito della centrale termoelettrica di contrada Sant’Irene, ormai in lentissima dismissione da anni, non è stato metabolizzato dalla città. Non lo hanno compreso i cittadini e soprattutto i lavoratori occupati nella demolizione che immaginavano un futuro più roseo proprio grazie ai livelli occupazionali che sarebbero potuti emergere dalla produzione di idrogeno.

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Quel che la comunità ha ormai compreso da tempo è, invece, il tendenziale disimpegno di Enel sul territorio, dopo circa cinquant’anni di attività.


La battuta in ritirata di Enel – a metà agosto – dal progetto per la produzione di idrogeno a Corigliano Rossano, perché probabilmente ritenuto un sito né strategico né produttivo dopo la conclusione del ciclo termico ad inizi anni 2000, parte da lontano: prima con l’irricevibile proposta di riconversione al carbone avanzata nel 2005 e fermamente rispedita al mittente dal territorio e poi il bando Futur-E nel 2016 col quale colosso energetico ha tentato inutilmente di proporre gli oltre 70 ettari del sito ad investitori nel campo del turismo, ma senza mai svelare le carte sull’eventuale bonifica.

In tutto questo, nel frattempo, rimbomba il silenzio della Regione Calabria. Per il sindacalista Giuseppe Guido, segretario comprensoriale della Cgil Sibaritide-Pollino-Tirreno, l’atteggiamento dell’ente energetico non solo è uno schiaffo alla città, ma anche al governo regionale.

«Mi sarei aspettato dal presidente Occhiuto un moto di orgoglio. Enel rinuncia al progetto da 15 milioni proposto con un bando dalla Regione a valere sul Pnrr– spiega Guido a LaC News24 – e da Catanzaro giungono solo silenzi. Debolezza? Mancanza di visione? Incapacità di rapportarsi con Enel? Occhiuto ci dica come stanno le cose».

Insomma, nel ripiegamento, Enel «in questa vicenda ha chiare e precise responsabilità, in barba ai calabresi, ai lavoratori, a quanti stanno compiendo sacrifici. Quella del nuovo amministratore delegato di Enel è una chiara volontà di disinvestire in Calabria e forse in tutto il Paese a causa della grave esposizione debitoria dell’ente energetico».

Per il sindacalista c’è un’altra partita da giocare, tutt’altro che vinta. «Enel vuole andare via da Corigliano Rossano? Bene. Se non ha altre idee da proporci lo faccia una volta per tutte, ma a patto che concluda lo smantellamento e avvii la bonifica del sito, dopo aver effettuato carotaggi con società terze per capire in che stato è quel terreno da riconsegnare alla città nello stato in cui era oltre cinquant’anni fa», sottolinea ancora Giuseppe Guido.

«Quello che non condivido – conclude il sindacalista – è il teatrino elettorale in vista delle prossime amministrative di Corigliano Rossano (previste nella prossima primavera, ndr). A nessuno è consentito prendere in giro i lavoratori».

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Nel frattempo, pare che il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, abbia chiesto a Enel un incontro urgente, per fare il punto sulla questione, che si potrebbe tenere nella prima decade di settembre.

Quel che appare ancor più grave è che in tutto questo, secondo alcuni rumors, potrebbero verificarsi nuovi e imprevisti problemi nella già lentissima operazione di smantellamento della centrale di Corigliano Rossano, in cui era stata programmata la demolizione delle ciminiere nel 2024. Quelle voci riferiscono che senza garanzie sugli effetti economici di ritorno dal sito di Corigliano Rossano, a risentirne potrebbe essere proprio la demolizione e la conseguente bonifica.

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