La carenza di manodopera e il prezzo dell’olio sono i nodi più urgenti che attraversano oggi l’olivicoltura locale. A denunciarlo con toni chiari è Cesare Renzo, portavoce della comunità dell’olio dolce di Rossano, durante la passeggiata dedicata alla conoscenza del mondo degli ulivi. «La difficoltà che abbiamo riscosso in questa campagna olivicola è la mancanza di braccia. Tutti si lamentano» ha affermato Renzo, spiegando che senza nuovi lavoratori il paesaggio potrebbe cambiare per sempre: «Se continuiamo in questa direzione, tra dieci o quindici anni questi alberi monumentali in pianura non esisteranno più».

Il tema economico è emerso con la stessa forza. Renzo ha ricordato che un olio di qualità ha un costo minimo, necessario per coprire raccolta, selezione e cura dell’albero: «Un buon olio extravergine non può costare meno di dieci o undici euro al litro». Prezzi più bassi, ha aggiunto, indicano prodotti di scarsa qualità e talvolta di origine incerta. «L’olio di qualità fa bene perché è l’olio del nostro motore. Un olio cattivo lubrifica male e può portare problemi».

A Rossano si è svolta una giornata dedicata alla coltura dell’olivo, con un percorso tra aziende, tecnici e cittadini per conoscere da vicino la produzione dell’olio

Accanto alle criticità, la giornata organizzata tra gli ulivi ha mostrato anche la competenza degli operatori. Illustrata la selezione e la preparazione dei frutti. Fornite spiegazioni sulla potatura, mettendo in evidenza quanto attenzione richieda ogni intervento. Renzo ha commentato: «Ha fatto capire quanto tempo e quanta dedizione servono per gestire una pianta di queste dimensioni».

La passeggiata, pensata per far conoscere la filiera, ha coinvolto cittadini e famiglie. «Mi ha felicemente sorpreso» ha detto Renzo. «Ci sono stati molti interventi e molte domande. Questo significa che c’è interesse verso l’agricoltura e verso la trasformazione».

L’invito finale di Renzo ha riguardato i consumatori, spesso poco attenti all’origine del cibo che acquistano: «Lo dico a chi compra una macchina di grossa cilindrata ma non acquista cibo con tracciabilità, a chi riempie un carrello senza vedere cosa c’è dentro». Per il portavoce, qualità, biodiversità e unicità restano gli elementi su cui puntare per mantenere l’identità del territorio.

La giornata tra gli ulivi ha così unito conoscenza e consapevolezza, mostrando quanto impegno occorra per portare in tavola un prodotto autentico. In un tempo in cui la terra chiede cura e attenzione, chi opera nel settore ricorda che senza nuove mani e senza scelte responsabili da parte dei consumatori, questa tradizione rischia di perdere il suo valore.