L’adeguamento dei prezzi è un problema. E non solo per sciogliere il nodo del progetto del Ponte sullo Stretto. È un problema, ed è anche molto serio, per i cantieri avviati prima del 30 giugno 2023, data dell’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti, che ha introdotto le regole per la revisione dei costi di un’opera pubblica. Quelli privi di copertura sono miglia su tutto il territorio nazionale. In Calabria sono 657, per un valore complessivo di 1,55 miliardi di euro: 216 sono progetti realizzati con fondi del Pnrr ed il loro costo ammonta a 586,7 milioni di euro.

A lanciare nuovamente l’allarme è l’Associazione nazionale dei costruttori edili. L’Ance ha censito 12.917 opere avviate prima di quel termine, lavori che, in assenza di un correttivo legislativo, rischiano lo stop. I costi degli appalti lievitano a causa dell’aumento dei costi dei materiali di costruzione, un fenomeno non sempre e non solo legato a motivi di approvvigionamento o di ordine produttivo. Dalla pandemia in poi questi costi sono cresciuti in maniera esponenziale: oggi alcuni materiali costano il 70% in più rispetto a 5 anni fa.

La revisione dei prezzi negli appalti pubblici è un sistema che permette di aggiornare il costo di un contratto pubblico durante la sua esecuzione, in relazione alle variazioni dei prezzi di mercato. L’intento principale è salvaguardare l‘equilibrio contrattuale tra le stazioni appaltanti e le imprese, assicurando che l’appaltatore non subisca perdite economiche a causa di aumenti inattesi dei costi. Questo sistema è applicabile a tutti gli appalti per lavori, servizi e forniture, tranne nei casi in cui il prezzo sia già stabilito attraverso un meccanismo di indicizzazione.

Tra i cantieri a rischio stop, il cui valore complessivo è di 90 miliardi di euro, ci sono anche i 4.367 progetti finanziati con fondi del Pnrr avviati prima del 30 giugno 2023. Il loro costo è pari a 36 miliardi. La Lega, primo firmatario la senatrice calabrese Tilde Minasi, ha presentato un emendamento alla manovra finanziaria che punta a sbloccare la situazione. Il provvedimento correttivo, passato tra i segnalati, a breve sarà discusso in commissione Bilancio del Senato: prevede uno stanziamento di 2,15 miliardi di euro. Il maggior numero di cantieri a rischio si trova in Lombardia: 1.509 progetti per un valore complessivo di 11,1 miliardi. La Sicilia è la regione che con 754 cantieri avviati registra il valore più alto in termini di costi degli appalti, 14,3 miliardi. I cantieri senza copertura sono 1.060 nel Lazio per 5,7 miliardi, 1.052 in Campania per 8,5 miliardi, 935 in Veneto per 8,7 miliardi856 in Emilia-Romagna per un valore di quasi 5 miliardi. Il 43% del valore complessivo è espresso dai progetti in corso di realizzazione al Nord, il 38% al Sud, il restante 19% nelle regioni del Centro Italia con il Lazio in testa. «Senza copertura degli extra costi - ha detto la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio - rischiamo che i cantieri, a cominciare da quelli Pnrr, si rallentino o, peggio ancora, si fermino proprio quando invece dovrebbero accelerare. Se si bloccano le opere difficilmente il Paese sarà in grado di raggiungere gli obiettivi di crescita prefissati».