Poche lapidarie parole. «Stiamo parlando con l'Ue, stiamo facendo progressi, credo che saremo tutti contenti». Una brevissima dichiarazione, quella rilasciata da Donald Trump a Bloomberg, che poco o nulla aggiunge o toglie al clima di tensione e di attesa scaturito dall’ultimatum sui dazi lanciato sabato.

«C’è già una lettera» ha detto il presidente americano. E questo basta non far fare sonni tranquilli agli europei. Governi e mondo delle imprese sono in affanno. Sono ore frenetiche in cui la diplomazia tenta, su entrambi i fronti, di trovare una sponda per riaprire il confronto bruscamente interrotto da Trump con la richiesta del 30% in più di imposte sui beni esportati dall’Unione europea. A Washington è arrivato il team di tecnici inviato da Bruxelles per una missione esplorativa e per assistere il commissario al Commercio Maros Sefcovic nella difficile trattativa. Sefcovic ha parlato con il Segretario al Commercio statunitense, Howard Lutnik, e con il Rappresentante per il Commercio, Jamieson Greer.

«In questo momento ci troviamo nella fase più delicata dei negoziati - ha detto il portavoce della Commissione europea, Olof Gill - stiamo lavorando per raggiungere un accordo di principio prima della scadenza fissata dagli Stati Uniti del 1° agosto». Bruxelles ha fatto sapere che in caso di mancato accordo il primo pacchetto di controdazi, da 21 miliardi di euro, partirà il 6 agosto per rispondere alle tariffe imposte da Trump su acciaio e alluminio. La decisione sul secondo pacchetto, da 72 miliardi di euro, ora al vaglio dei Paesi membri e pensato per reagire alle misure statunitensi su dazi reciproci e auto, sarà invece valutata in base a come evolveranno le trattative.

Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani

A Washington è arrivato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, per una visita già programmata. Ha incontrato il Segretario di Stato americano, Marco Rubio. Dazi, sostegno all’Ucraina, l’emergenza a Gaza, la situazione in Libia e la missione Unifil in Libano, attualmente a guida italiana, sono stati i temi oggetto dell’incontro. «L’incontro con Rubio è stato molto positivo - ha detto Tajani - c’è stata una identità di vedute sulle grandi questioni internazionali. Gli americani vogliono accelerare sul negoziato sui dazi e anche noi vogliamo farlo – ha aggiunto il ministro - perché l'incertezza crea grandi difficoltà a chi esporta. Sappiamo che il 30% è un obiettivo irraggiungibile, vogliamo trovare un buon compromesso e non vogliamo una guerra commerciale, cosa che non conviene a nessuno».

Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

Giorgia Meloni ha dichiarato che «occorre scongiurare in ogni modo una guerra commerciale fra le due sponde dell'Atlantico per arrivare a un accordo che deve essere vantaggioso per tutti». «L'obiettivo per me è rafforzare l'Occidente nel suo complesso, rafforzando le economie. Tutti gli altri scenari – ha detto la premier -sarebbero insensati nell'attuale contesto».

Le reazioni della politica, del sindacato e del mondo delle imprese

«Sosteniamo quello che sta provando a fare la Commissione europea per sventare una guerra commerciale». È quanto ha dichiarato la segretaria del Pd, Elly Schlein. Il principale partito di opposizione chiede al Governo di agire con forza in ogni direzione possibile per trovare una soluzione negoziale.

Per il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti la soglia del 10% «era ragionevole, non si può andare molto lontano da questo numero, altrimenti diventa insostenibile». «Adesso è importante arrivare ad un compromesso - ha detto il ministro - bisogna negoziare senza stancarsi e senza cedere di nemmeno un centimetro».

Il vicepresidente del Centro Studi Confindustria, Lucia Aleotti, ha dichiarato che tra le imprese «c'è grande preoccupazione per l'impatto che i dazi avranno sugli scambi commerciali». «Già vediamo - ha proseguito - come l'incertezza stia frenando esportazioni e investimenti. L'Europa deve cercare di recuperare questa perdita di competitività sul mercato internazionale» e nel contempo «occorre alleggerire le norme in modo da rendere le nostre imprese più competitive con quelle statunitensi, cinesi o indiane», inoltre, ha concluso «è importantissimo che l'Europa firmi l'accordo del Mercosur» per ampliare la collaborazione commerciale con i Paesi Sudamericani.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha incontrato a Bruxelles il vicepresidente della Commissione europea, Raffaele Fitto. «Se non si raggiunge pienamente un accordo che sia dignitoso» sui dazi «è necessario - ha detto Landini - che ci sia in ogni caso una reazione da parte dell'Europa» e «pensiamo che una delle cose assolutamente da fare sia introdurre anche una tassazione sui servizi digitali, a partire dalle grandi multinazionali». Il segretario della Cgil ha avvertito sui rischi comunque legati alla revisione anche al 10% delle imposte doganali. «Il rischio concreto - ha detto - è che il processo di transizione o l'introduzione dei dazi determini licenziamenti e chiusure di imprese e questo per noi non è accettabile. L’Unione europea dovrebbe istituire rapidamente un fondo di sostegno al reddito e all'occupazione». «L'innalzamento dei dazi Usa al 10% avrebbe un effetto pesante ma al 30% avrebbe un effetto devastante sul settore metalmeccanico».

È quanto sostiene in una nota Federmeccanica. «Gli Stati Uniti - dice l’associazione datoriale - sono il secondo mercato dopo la Germania, con una quota sopra l'11%» e oltre agli effetti diretti - definiti «già consistenti», quelli indiretti «ricadrebbero sulla metalmeccanica, sia dagli impatti sugli altri Paesi che sarebbero colpiti (in primis la Germania), sia dagli impatti sugli altri settori dell'industria italiana colpiti (alimentare, moda) considerando che la metalmeccanica produce il 100% dei beni di investimento di tutta l'industria nazionale».

Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, teme la perdita di un terzo dei ricavi. «L’export del settore agroalimentare realizza negli USA 7,8 miliardi di euro, la perdita stimata ammonta a 2,8 miliardi. Qualsiasi aumento di tassazione, rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti» per conquistare e consolidare la posizione delle aziende italiane nel mercato americano.