Il rapporto Cgia riaccende il dibattito. La confederazione invita a letture equilibrate e chiede riforme sostenibili, con riduzione di sanzioni e interessi, per aiutare le imprese e aumentare realmente il gettito
Tutti gli articoli di Economia e lavoro
PHOTO
L’ultimo rapporto della Cgia di Mestre riaccende il dibattito sull’evasione fiscale in Italia e sulle profonde differenze tra Nord e Sud. Confapi Calabria interviene per riportare la discussione su un terreno equilibrato, evitando letture superficiali che rischiano di penalizzare ulteriormente le regioni più fragili.
Secondo la Cgia, la Calabria registra una propensione all’evasione pari al 20,9%, per un mancato gettito stimato in 3,1 miliardi di euro. Una percentuale elevata, che riflette tutte le debolezze strutturali dell’economia regionale. Ma a livello assoluto, il fenomeno è molto più consistente nelle aree più produttive del Paese: in Lombardia l’evasione stimata raggiunge i 16,7 miliardi di euro, mentre in Veneto si attesta a 7,8 miliardi.
Il dato conferma un divario noto: al Sud pesano difficoltà finanziarie e liquidità ridotta, mentre al Nord l’evasione cresce in valore assoluto perché si innesta in sistemi economici più vasti e complessi. Il fenomeno non può essere letto solo attraverso la percentuale: la “massa” dell’evasione si concentra nelle regioni più ricche.
A complicare ulteriormente il quadro c’è il momento difficile per famiglie e piccole imprese. Confapi Calabria ricorda come costi energetici ancora alti, accesso al credito limitato, ritardi nei pagamenti e un sistema di sanzioni considerato eccessivo mettano quotidianamente in affanno migliaia di attività. In molti casi, la somma tra interessi e penali finisce addirittura per raddoppiare l’importo originario del debito fiscale.
Su questo fronte, l’attesa per una possibile nuova “rottamazione quinquies” alimenta speranze e incertezze. Secondo l’associazione, una misura di questo tipo sarebbe indispensabile per permettere a molte imprese di regolarizzare la propria posizione: «Siamo certi che la legge finanziaria e la nuova rottamazione consentiranno di recuperare una parte importante di ciò che oggi viene classificato come evasione», afferma Confapi, chiedendo una revisione al ribasso di sanzioni e tassi di interesse.
I dati di altre regioni confermano quanto il quadro sia eterogeneo. La Cgia stima per il Piemonte un’economia non osservata pari al 10,2% e un’evasione di oltre 6,1 miliardi di euro, mentre in Emilia-Romagna la quota sommersa è al 9,6%, con un mancato gettito di oltre 7,1 miliardi. Numeri che rafforzano la tesi dell’associazione: se al Sud l’evasione pesa di più in percentuale, la gran parte del gettito sottratto allo Stato si concentra nelle aree più sviluppate.
Per uscire da una situazione che penalizza tutti, Confapi Calabria chiede una riforma organica capace di rendere più sostenibili sanzioni e interessi, stimolare il rientro spontaneo dei contribuenti in difficoltà e ridurre un contenzioso che appesantisce imprese e fisco. L’obiettivo è duplice: aiutare le aziende a tornare operative e aumentare realmente il gettito grazie a un sistema più equilibrato e realistico.
Una fiscalità moderna, conclude l’associazione, deve essere equa ma anche sostenibile, per evitare che le fragilità economiche si trasformino in terreno fertile per nuove sacche di irregolarità. L’evasione è un problema nazionale, non geografico, e per affrontarlo serve una riforma capace di leggere l’Italia per ciò che è: un Paese dalle economie molto diverse, che richiedono risposte altrettanto differenziate.


