Innovazioni e strumenti tecnologici impiegati nel sistema finanziario nascondono molti rischi sia per gli operatori sia per i clienti. A lanciare l’allarme è l’Autorità bancaria europea. Le attività malevole da parte di singoli hacker o di gruppi organizzati di cyber-criminali prendono sempre più di mira le piattaforme e i servizi digitali offerte ai privati e alle imprese da banche, fintech ed istituti assicurativi.

La platea degli utenti è molto ampia: il 75% della popolazione adulta del Vecchio continente utilizza questi strumenti. Di conseguenza si moltiplicano le possibilità di finire in trappola. I clienti delle banche sono esposti ad una serie di vulnerabilità. Dal phishing alle pratiche di ingegneria sociale, passando attraverso attacchi DdoS e l’utilizzo di malware che infettano pc e smartphone. I criminali puntano ai soldi depositati sui conti correnti e sulle carte di credito, rubano l’identità delle loro spesso ignare vittime e rubano informazioni e dati che possono essere rivenduti nel dark web od utilizzati a scopi di ricatto.

L’Autorità bancaria europea denuncia l’aumento delle frodi come pure del rischio che strumenti e servizi fintech possano essere impiegati per attività di riciclaggio di denaro e per il finanziamento del terrorismo. Operatori sono sempre più vulnerabili a causa del mancato controllo sui processi di esternalizzazione dei servizi e sull’automatizzazione, della mancanza di competenze ed esperienze interne alle aziende finanziarie, della corsa all’implementazione dei servizi senza testarne l’affidabilità e dell’inefficacia dei protocolli di sicurezza che dovrebbero proteggere la privacy dei clienti, dati ed informazioni sensibili.

Secondo l’Eba i rischi legati a queste vulnerabilità si stanno trasferendo, come una sorta di contagio, da alcuni operatori fintech alle banche tradizionali impegnate nella corsa all’innovazione.

Fintech più interessate, secondo l'Eba, a far crescere il numero dei clienti che ad applicare rigidi protocolli di sicurezza

L’Autorità bancaria europea denuncia che la ragione principale per la quale mancano adeguati controlli è rappresentata dal fatto che il mondo della tecnofinanza pare essere più interessato ad acquisire clienti che a rispettare le regole e ad applicare rigidi protocolli di sicurezza interna ed esterna.

L’Eba ha inoltre evidenziato che l’aumento del numero di fornitori di servizi di criptovalute autorizzati moltiplica i rischi in quanto molti di questi non dispongono di sistemi anti-riciclaggio efficaci ed alcuni tentano di aggirare la supervisione normativa.

L’impiego, da parte dei criminali informatici, dell’intelligenza artificiale nelle frodi costituisce un ulteriore pericolo: secondo l’Autorità bancaria euroepa molti operatori della finanza digitale faticano a tenere il passo con queste minacce sofisticate.