Un fenomeno strutturale che riflette la complessità della società odierna, segno delle difficoltà e degli squilibri interni del Paese. Il capitolo dedicato all’università e al lavoro del “Rapporto Italiani nel Mondo 2025” restituisce un quadro a tinte fosche delle dinamiche socio-economiche che ormai da un decennio stanno caratterizzando l’approccio dei giovani al mercato del lavoro. La decisione dei neodiplomati e dei neolaureati di studiare e lavorare in una regione diversa da quella d’origine o in un Paese estero è sempre più frutto di una scelta maturata nel tempo che guarda al futuro. Non si emigra solo dalle regioni del Sud per fuggire da una realtà povera ed opprimente, ma si parte per cogliere nuove opportunità di lavoro e di vita.

La mobilità nazionale

I numeri sono alti e destano preoccupazione. Alimentano senza sosta il fenomeno dello spopolamento dei paesi più piccoli e periferici. Dal 2014 al 2024 più di 1 milione di persone ha lasciato il Mezzogiorno per trasferirsi nelle regioni del Centro e del Nord. Quasi il 50% sono giovani di età compresa tra i 20 e i 34 anni. A pagare il prezzo più alto sono i paesi delle aree interne prive di servizi essenziali (scuole, sanità, trasporti) e con poche opportunità di realizzazione economica. Le partenze verso comuni di altre province o di altre regioni italiane sono spesso la prima tappa di un progetto migratorio più ampio che molte volte arriva oltre confine. La mobilità nazionale tocca anche le grandi città in cui i giovani alle prime esperienze di lavoro e le famiglie con figli devono fare i conti con l’aumento del costo della vita.

Studio e lavoro lontani da casa

Sono sempre più una scelta lungamente ponderata. Implicano un investimento economico non indifferente ma hanno l’obiettivo di ottenere e consolidare risultati professionali altrimenti non conseguibili. Dal 2014 al 2024 l’85,5% dei giovani di età compresa tra i 20 e i 34 anni emigrati dal Sud verso le regioni del Centro e del Nord era in possesso della laurea (43%), del diploma di scuola secondaria superiore (42,5%) o del diploma di terza media (14,5%). Nello stesso periodo il numero di laureati che si sono trasferiti dal Sud a Nord è quasi raddoppiato. Campania (-65mila) e Sicilia (-56mila) sono le regioni con il saldo migratorio maggiore in termini negativi: il numero delle partenze sono cioè superiori agli ingressi.

L'emigrazione dal Sud è divenuta costante negli ultimi dieci anni

La Lombardia e l’Emilia Romagna hanno guadagnato, rispettivamente, 111mila e 54mila giovani laureati. Secondo il rapporto Migrantes sempre nello stesso periodo 1 milione e 100mila persone hanno lasciato le regioni del Sud per trasferirsi al Nord e solo 587 mila hanno fatto il percorso inverso. Il Mezzogiorno ha perso 373mila giovani, 180mila dei quali laureati.

I trasferimenti oltre confine

Per studio o per lavoro l’opzione estero è sempre più utilizzata. Le donne rappresentano oggi il 46% di chi espatria, mentre i giovani tra 25 e 34 anni sono il 37%. Le regioni che registrano il maggior numero di partenze verso altri Paesi sono la Lombardia, il Veneto, la Sicilia e l’Emilia Romagna. I principali paesi di destinazione sono principalmente il Regno Unito e la Germania, seguiti dalla Svizzera, dalla Francia e dalla Spagna. L’Unione europea resta l’area di destinazione preferita ma aumentano le partenze verso nuovi contesti professionali: Emirati Arabi, Singapore e Scandinavia in testa.