Allo storico bacino di tirocinanti della giustizia calabrese si aggiunge oggi quello più di recente creato con le misure del Pnrr, circa mille lavoratori assunti per velocizzare i processi ma in forma precaria. I contratti scadranno il 30 giugno del prossimo anno. I sindacati sono scesi questa mattina in piazza a Catanzaro per chiederne al ministero della Giustizia la stabilizzazione, sono 12mila in tutta Italia. 

«In questo momento abbiamo 12mila unità che prestano servizio come precari nel ministero della Giustizia, più volte la comunità europea ha bacchettato l’Italia per determinate irregolarità» ha chiarito la segretaria generale della Uilpa Calabria Loredana Laria. 

«Noi siamo qui a reclamare che il Governo trovi i finanziamenti necessari alla stabilizzazione di questi precari perché non basta l’organico dei magistrati ma serve anche quello di coloro i quali devono poi svolgere gli adempimenti necessari».

I lavoratori precari della giustizia sono scesi questa mattina in piazza a Catanzaro per chiedere la stabilizzazione. Si tratta in particolare di circa mille unità in Calabria assunte attraverso il Pnrr e il cui contratto scadrà il prossimo anno. Ci sono poi anche i tirocinanti che svolgono attività lavorative nei palazzi di giustizia da 14 anni in forma precaria

«Non va bene che il ministero della Giustizia possa pensare di assumere solo 6mila lavoratori a fronte della scopertura di organico, della sofferenza e delle criticità che abbiamo negli uffici giudiziari» ha aggiunto Sergio Rotella, segretario Fp Cgil Area Vasta in riferimento all’intenzione del ministero di stabilizzarne solo la metà.

«Si tratta di funzionari, tecnici di amministrazione, ingegneri, contabili e data entry che hanno ammodernato gli uffici giudiziari, innovato e smaltito gli arretrati. Questi due bacini, unitamente a quello dei tirocinanti che conta la presenza di circa 390 persone e lavorano da 14 anni, meritano di essere stabilizzati».

«Sono persone che sono state inserite nella macchina amministrativa del ministero perché l’Italia è stata più volte sanzionata dalla comunità europea per la lentezza dei tempi della giustizia, sicuramente questi lavoratori ci sono riusciti ad imprimere una accelerazione. Si tratta di personale iperformato per studi e per la formazione svolta all’interno del ministero» ha chiarito Vittorio Sacco, referente Pubblico Impiego Usb Calabria.

A portare la sua testimonianza un operatore data entry assunto alla Procura della Repubblica di Catanzaro, Matteo Macrillò: «Da tre anni viviamo con questa spada di Damocle sulla testa, viviamo con contratti ad orologeria. Oggi siamo arrivati al 30 giugno 2025, tra un anno i nostri contratti scadranno. Con entusiasmo dal primo giorno abbiamo riempito le cancellerie, tribunali e corti d’appello di tutta Italia abbiamo svolto un lavoro instancabile e siamo qui a chiedere dignità, la dignità di poter programmare il nostro futuro, di non vedere una barriera di oscurità davanti a noi, di progettare una famiglia e di avere la dignità che a tutti i lavori dovrebbe spettare».