Nei centri presi d’assalto soprattutto ad agosto il 10% della spesa mensile delle famiglie è frutto di distorsioni delle dinamiche di accoglienza. L’overtourism porta lavoro e guadagni, ma anche traffico, rifiuti, rincari e malamovida
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Due settimane di fuoco. Inizia il conto alla rovescia in vista dell’avvio del periodo economicamente più prolifico per le località turistiche calabresi e per tutti gli asset locali. In Calabria ad agosto è atteso un milione di visitatori. Un toccasana per le aziende del settore e per il commercio, un incubo, in alcuni casi, per le amministrazioni locali che si troveranno a dover gestire arrivi di visitatori fuori scala rispetto ai normali flussi annuali. E a contribuire al conto sono i residenti. In Calabria l’overtourism non è una novità. Lo ha spiegato Tullio Romita, professore di Sociologia del Turismo e dei Sistemi territoriali locali all’Università della Calabria in un’intervista a LaC News24. «In Calabria il fenomeno esiste da almeno 30 anni, solo che non si vede dal punto di vista delle statistiche ufficiali. I danni grossi sono già stati fatti, in particolare all’ambiente. L’overtourism - ha detto Romita - è sostanzialmente un problema di governance pubblica, e la responsabilità grossa è anche delle amministrazioni locali che hanno favorito negli anni uno sviluppo massivo e non organizzato di abitazioni per vacanza». Il sovraffollamento è una problematica per tutti i contesti ospitativi nel momento in cui ci si trova a dover fare i conti con numeri ben al di sopra della normale capacità di accoglienza e di gestione dei servizi e del territorio. In Calabria si connota come turismo di massa con caratteristiche differenti tra le aree della regione.
In Italia secondo Demoskopika le città e le province di Rimini, Venezia e Bolzano si confermeranno, per il secondo anno consecutivo, ai vertici della top ten del sovraffollamento estivo. Nella classifica delle più gettonate precedono Livorno, Napoli, Trento, Verona, Milano, Roma e Trieste. La Calabria è molto indietro. Ad eccezione di Vibo Valentia (28esima), le altre quattro province calabresi si trovano tutte in posizioni di ripiego: Cosenza è 84esima, Catanzaro è 90esima, Crotone è 92esima, Reggio Calabria è 105esima, terzultima della graduatoria nazionale. La provincia di Vibo Valentia ha un indice complessivo di sovraffollamento turistico moderato: il livello è accettabile, ma con segnali di possibili tensioni sociali durante i picchi turistici. Il sovraffollamento ha un costo. Indice dei prezzi al consumo e servizi pubblici. Si stima che quota parte “condivisa” con i turisti ma a carico dei residenti ammonti al 10% della spesa mensile delle famiglie ad agosto. Frutto delle distorsioni delle dinamiche dell’accoglienza. Demoskopika spiega che, maggiore è la densità turistica, cioè la concentrazione di turisti per unità di superficie, più elevata è la possibilità di congestionare risorse locali ed ambiente. Più i valori delle presenze turistiche sono alti, maggiore è la possibilità che l’impatto sul territorio vada a condizionare direttamente la qualità della vita dei residenti.
La vocazione turistica della Calabria è stata costruita a partire dagli Anni Sessanta investendo nel boom edilizio. La regione offre più case vacanze che strutture ricettive. Questo, in molti comuni, può comportare una sproporzione tra popolazione residente e turisti con numeri, a vantaggio dei secondi, fino a dieci volte maggiori. Quando una città di 7mila abitanti, organizzata per soddisfare i bisogni della sua popolazione nei numeri che esprime, accoglie 25mila turisti, allora diventa tutto più problematico. Si pensi agli impianti fognari e alla depurazione delle acque reflue. Il sovraffollamento per gli operatori turistici e commerciali è una risorsa ma per i residenti può trasformarsi in una vera iattura. Con fenomeni di malamovida (che violano il diritto al riposo e alla tranquillità dei cittadini), con aumenti incontrollati dei prezzi al consumo (nei mercati giornalieri o settimanali il costo di frutta e verdura può aumentare in maniera ingiustificata ed indiscriminata), con la congestione del traffico locale e l’istituzione di aree di parcheggio stagionali a pagamento, con l’aumento dei rifiuti prodotti e con problemi di approvvigionamento idrico.
L’Anci, l’associazione dei comuni, ha realizzato un focus che analizza gli aspetti legati alla libertà di iniziativa economica e fenomeni distorsivi che condizionano le comunità locali. La Calabria si segnala per aver alimentato negli anni politiche di accoglienza al ribasso che hanno prodotto soprattutto turismo di massa di medio e lungo termine (2/4 settimane). Una questione, non di poco conto, evidenziata da Demoskopika è quella relativa alla produzione dei rifiuti solidi urbani nei periodi di sovraffollamento. Per il 2025 l’istituto di ricerca stima in 6,5kg la media pro-capite di rifiuti prodotti in Calabria con un picco di 17,2 kg nella provincia di Vibo Valentia: Cosenza 5,5 kg, Crotone 4,8 kg, Catanzaro 3,9 kg e Reggio Calabria 1 kg. Gli aumenti della spesa per la raccolta dei rifiuti ed il conferimento in discarica della spazzatura, insieme al costo del servizio idrico e della depurazione delle acque reflue finiscono per pesare sulle tasche dei contribuenti locali. A questo si aggiungono i rincari dei prezzi al consumo e le tariffe per le aree destinate a parcheggi che in estate diventano a pagamento. C’è un danno di natura economico e c’è un danno di natura non calcolabile: il diritto alla salute e alla quiete pubblica, al decoro e all’igiene urbana, alla tutela dell’ordine e della sicurezza.