L’ad della società esclude la possibilità di nuove gare d’appalto e considera errate le valutazioni che hanno portato allo stop dell’iter procedurale. Il ministro Salvini insiste: «Lo voglio fare e non mi interessano gli scontri»
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In attesa di conoscere nel dettaglio le motivazioni della Corte dei conti sul parere negativo al visto di legittimità alla delibera del Cipess del 6 agosto scorso con cui il Governo ha approvato il progetto definitivo, l’attenzione di tutti è focalizzata sui costi dell’opera. Servono chiarimenti su alcune voci di spesa che insieme a quelle tecniche e procedurali hanno motivato lo stop. Un aspetto tutt’altro che marginale rispetto alle questioni di conformità giuridica evidenziate dalla Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei conti. Tanto da far ipotizzare la possibilità di un azzeramento della procedura in corso a beneficio di una nuova gara d’appalto. Nella modifica dei contratti, secondo i rilievi mossi, sarebbe stata superata la soglia del 50%, limite previsto dal nuovo Codice dei contratti pubblici (D.Lgs. 36/2023) che ha recepito la Direttiva europea sugli appalti emanata nel 2014. «Una valutazione assolutamente errata» secondo l'amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci.
«È sbagliato - ha detto Ciucci - mettere in confronto l'importo iniziale del contratto che risale al 2005-2006 con un importo attuale del 2025. Il problema del 50% riguarda i nuovi lavori, non aumenti di prezzi dovuti all'inflazione. Se si confrontano gli ultimi listini prezzi ante e post Covid di Anas e di Rfi, due principali appaltatori italiani di infrastrutture, l'aumento dei prezzi è più del 50%. La direttiva europea parla di variante di lavori, non di aumento dei prezzi - ha spiegato l’amministratore delegato della società Stretto di Messina - ed è questo il discrimine: noi varianti di lavori non ne abbiamo sostanzialmente o ne abbiamo per percentuali bassissime. Pur considerando, e non sarebbe corretto a stretto rigore, le varianti introdotte prima dell'entrata in vigore della direttiva, che è del 2014, le uniche varianti fatte riguardano il progetto del 2011. Ma anche considerando quelle - ha concluso Ciucci - siamo abbondantemente dentro il 50%».
Governo e società sono intenzionate a procedere. Ci sarà tempo per ulteriori valutazioni. Ora bisognerà attendere 30 giorni per conoscere nel dettaglio il parere della Corte dei conti. Il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica ed i tecnici del ministero delle Infrastrutture sono al lavoro sul corposo ed approfondito prospetto documentale che accompagnerà le risposte ai rilievi mossi dai giudici.
Stamani ospite di Radio Anch’io, su Rai Radiouno, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha ribadito la volontà del Governo di andare avanti. Sul progetto nessun ripensamento o dubbio. «Lo voglio fare - ha detto Salvini - e non mi interessano gli scontri. La domanda è: il ponte serve o non serve? Chiedete ai siciliani, ai calabresi, agli italiani, agli ingegneri italiani - ha concluso il ministro - che sono fra i migliori al mondo e che fanno ponti ovunque». Anche Confindustria ha preso posizione. «Per noi il Ponte è una infrastruttura necessaria – ha detto il presidente, Emanuele Orsini - perché non è strategica solo per l’Italia ma per l’Europa, per chiudere il Corridoio Europeo. Abbiamo bisogno che l’Italia viaggi tutta alla stessa velocità. Per questo - ha concluso - chiediamo risorse per il Sud».




