I dati dell’ultimo report di UIV descrivono un leggero calo delle quantità vendute, ma un aumento del fatturato in valore. Specialità Docg-Doc in netto vantaggio rispetto ai prodotti da tavola
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Dove si vende il vino in Italia? Quanto pesa la Gdo? E che tipologia di vino è privilegiata dagli acquirenti? Per rispondere a queste domande faremo riferimento all’ultima edizione di “Vino in Cifre”, strumento de “Il Corriere Vinicolo” (UIV).
I dati elaborati si riferiscono al periodo gennaio-settembre 2024 (fonte Osservatorio del Vino UIV e Ismea-NielsenIQ). Partiamo da una considerazione di fondo: sul totale delle vendite al dettaglio (in linguaggio tecnico si dice “retail”) l’87% è fatto di vini (rossi, bianchi, rosati, passiti) e il 13% da bollicine (suddivise fra spumanti, cioè prodotte con metodo charmat, e cosiddetto “Metodo classico” non potendolo appellare “champagne” perché è un marchio protetto).
Questo rapporto percentuale è applicabile, con scarti di pochi punti, a tutti i comparti del retail (ipermercati; supermercati; liberi servizi, discount; e-commerce), con un salto al 20% per le bollicine negli Iper. Tra i vini, quelli biologici valgono appena l’1%, con un sonoro 99% garantito dai convenzionali.
Solo negli iper e nell’online questo valore sale di un altro punto, confermando una dimensione di nicchia. Veniamo alle adorate bollicine che, peraltro, trainano l’export enologico italiano. Ai non addetti ai lavori ricordiamo che il gigante in questo settore è il Prosecco (Docg, Doc, ecc.) che viene rifermentato in autoclave (metodo Charmat o Martinotti), assieme al Moscato d’Asti o al Brachetto d’Acqui Docg.
Grandi firme del Made in Italy propendono, invece, per il Metodo classico, che come abbiamo ricordato è lo stesso utilizzato per dar vita ai francesissimi champagne: Franciacorta, Trento Doc, Alta Langa Docg, Oltrepò Pavese Docg. I vari Prosecco e altri spumanti che usano la tecnologia Charmat rappresentano il 77% delle bollicine vendute in tutti i comparti retail, a fronte dell’8% delle etichette “metodo classico”.
Veniamo ai numeri in valore assoluto. Nel periodo gennaio-settembre 2024 il totale delle vendite retail di tutte le specialità enologiche ha fatturato 532,88 milioni di litri (-1,1%), di cui 462,66 milioni di soli vini fermi (rossi, rosati, bianchi), a fronte dei 68,39 degli spumanti e champagne, e dei quasi 2 milioni dei liquorosi. Calo per i vini dell’1,7% rispetto a un anno prima, e aumento invece per le bollicine del 3,8%. In valore sono i supermercati ad assicurare la quota maggiore di fatturato con 198,76 milioni di litri (-0,1%), rispetto ai 167,69 dei discount (-0,1%), ai 111,05 degli iper (-1,8%), ai 55,38 dei liberi servizi (-5,7%), e ai risicati 4,71 dell’e-commerce (-3,6%). I consumatori, pertanto, prediligono nell’ambito della Gdo le superfici non eccessivamente grandi e i discount che, da qualche hanno a questa parte, hanno mediamente migliorato di molto il modello d’esordio.
La voce relativa alle sole bollicine, che come detto si è attestata su 68,39 milioni di litri (+3,8%), è così suddivisa per tipologia: spumanti 68,0 milioni (+3,9%); Prosecco 32,43 (+4,1%); altri spumanti Charmat 25,79 (-5,7%); dolci 6,31 (-2,1%); metodo classico 3,48 (+1,1%); champagne 0,40 (-6,5%).
Specialità francesi, quindi, per quanto famose e nobili, battute dalla concorrenza italiana. Mentre, intanto, il Prosecco e gli altri spumanti metodo Charmat continuano a crescere.
Fermiamoci ora a valutare quali vini fermi siano tra i più richiesti. Il totale retail è così suddiviso: 51% rossi, 43% bianchi, 6% rosati. Prevalgono i vini comuni (cioè non IG, o cosiddetti vini da tavola), con il 37%, a fronte del 35% delle etichette Docg e Doc, e del 28% delle Igt.
In valore assoluto, sul totale di 462,66 milioni di litri di vini fermi assorbiti dal retail, i rossi hanno significato 220,04 milioni (-4,4%), i bianchi 211,97 (+0,8%), i rosati 30,63 (+0,4%). Il formato privilegiato sugli scaffali è quello da 0,75 litri (244,38 milioni di litri, rispetto ai 119,29 del brick). A fronte dei vini convenzionali che si sono attestati su 456,94 milioni di litri, quelli bio si sono fermati a 5,72.
Un ultimo sguardo ora ai valori, sempre nell’arco temporale gennaio-settembre 2024. Il totale delle specialità enologiche nel retail ha fatturato 2,12 miliardi di euro (+1,1%), di cui 1,63 i vini fermi (+0,5%) e 0,47 le bollicine tra spumanti e champagne (+3,5%). Supermercati in testa con 920,47 milioni di euro (+2,6%), seguiti dagli iper con 544,31 milioni (-0,8%), dai discount con 424,0 milioni (+1,6), dai liberi servizi con 230,59 milioni (-0,8%), dall’e-commerce con 29,28 milioni (-4,2%). Tra le tipologie i bianchi fermi hanno quasi raggiunto i rossi: rispettivamente 0,73 miliardi di euro (+1,8%) e 0,81 miliardi (-1,2%). Distanti i rosati con 97,42 milioni di euro (+5,3%). Premiati dai consumatori i vini Docg e Doc, con 0,89 miliardi di euro (+0,2%), a fronte degli Igt (0,47 miliardi; +1,7%) e dei vini comuni (0,26 miliardi; -0,9%). I vini bio hanno fatturato 32,64 milioni di euro (+0,6%) a fronte degli 1,60 miliardi di quelli convenzionali.