Produrre ottimo vino è meno difficile che venderlo. La regola, in verità, vale anche per tantissimi altri prodotti, soprattutto se artigianali. Su quali fattori puntare per avere successo nei mercati italiani ed esteri? L’edizione 2025 del consueto rapporto di Wine Monitor Nomisma per Valoritalia offre risposte importanti perché è basata sull’esperienza diretta e pulsante delle aziende.

Le interviste rivolte ad altrettante imprese vitivinicole italiane sono state 147, con una distribuzione geografica che ha tenuto conto di tutta la Penisola: 56% circa al Nord, 26% circa al Centro e 17% circa al Sud (periodo di riferimento: 2023-2025). Lo spettro delle risposte ottenute ha fatto riferimento all’esperienza maturata sia da grandi sia da piccole realtà produttive: il 10% delle imprese contattate aveva un fatturato attestato fino a 100mila euro, il 46% fino a 1 milione di euro, il 28% da 1 e fino a 10 milioni di euro, il 16% oltre i 10 milioni di euro.

Il 38% dei protagonisti della vitivinicoltura intercettati da Wine Monitor ha sentenziato che il principale fattore di successo deriva dalla “Notorietà della marca del produttore”. Un messaggio fortissimo alle aziende che stentano a comprendere quanto sia fondamentale lavorare sul brand. Un consistente 20% ritiene, invece, che il fattore dominante dipenda dalla “Notorietà della denominazione d’origine”, aspetto questo che consiglia al mondo del vino di fare sinergia, di lavorare per un ottimo funzionamento dei consorzi, di valorizzare al massimo il territorio di riferimento.

A questo valore va aggiunto l’8% di risposte che hanno premiato la “Notorietà della regione d’origine”. Due fattori, pertanto, raggiungendo assieme il 28% delle preferenze, parlano il linguaggio specifico del “genius loci”. Soltanto il 5% delle aziende vitivinicole intervistate ha messo in risalto l’importanza di “Riconoscimenti e premi”, fenomeno in verità abbastanza inflazionato tranne alcune positive eccezioni. Troppe cantine e troppe etichette ricevono annualmente attestati più o meno significativi.

Notorietà della marca e Territorio: questa, secondo il report di Wine Monitor Nomisma (Valoritalia), la formula vincente per conquistare i mercati nazionali e globali. Lo ha sottoscritto il 66% dei 147 produttori che hanno espresso il proprio autorevole parere. Si aggiunga che le certificazioni Docg, Doc e Igt sono ritenute strategiche per l’Italia (86%) e molto rilevanti per l’estero (76%), in riferimento alle valutazioni sia degli operatori sia dei consumatori.

Se si parla di vini biologici, invece, la proporzione si inverte: 50% fuori dei confini nazionali e 38% nel Belpaese, per gli operatori, e rispettivamente 59% contro il 57% per i consumatori. Quasi inutile ricordare che le denominazioni IG ribadiscono in maniera “documentata” il concetto della centralità del territorio d’origine.