Ecco quanto ha stanziato Palazzo Chigi a partire dal 2022 per contenere gli aumenti delle spese energetiche per famiglie e imprese. Discrepanza tra i numeri sbandierati e quelli reali: ci si interroga sulla trasparenza e sull’accuratezza delle comunicazioni istituzionali
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Ma sono veramente 60 i miliardi contro il caro energia stanziati dal governo?Secondo la presidente del Consiglio, il governo avrebbe stanziato 60 miliardi di euro per contrastare il caro energia. Ma facendo bene i conti la cifra reale si ferma molto più in basso. Forse appena la metà.
«Da quando siamo al governo abbiamo stanziato circa 60 miliardi di euro per alleviare i costi dell’energia». Ha detto Giorgia Meloni e lo ha ripetuto più volte negli ultimi giorni, anche in precedenza durante i question time in Parlamento. Ma diversi analisti non concordano sulla cifra che lei porta in giro, che sarebbe decisamente gonfiata. Una verifica puntuale dei documenti pubblici — molti dei quali provenienti dal suo stesso esecutivo — mostra infatti che le risorse realmente stanziate dal governo Meloni contro il caro energia ammontano a poco più di 30 miliardi di euro, ben lontani dai 60 miliardi sbandierati. Analizzando quello che il governo Meloni ha fatto dal 2022 ad oggi, appare chiara e netta la reale portata delle cifre.
Giorgia Meloni è diventata presidente del Consiglio il 22 ottobre 2022. Alcune misure contro il caro energia approvate nel 2022, quindi, non possono essere attribuite al suo governo. È il caso, ad esempio, del decreto “Aiuti ter”, varato a settembre dal governo Draghi e convertito in legge dal nuovo Parlamento a metà novembre. Si trattava di un pacchetto da 14 miliardi di euro, con oltre 10 miliardi destinati proprio a contenere i rincari energetici. Ma nonostante la tempistica, questo intervento non compare nei rapporti ufficiali del governo Meloni tra le misure proprie. Non può quindi essere incluso nel conteggio.
Quanto ha effettivamente stanziato il governo Meloni
Il primo provvedimento reale del nuovo esecutivo è il decreto “Aiuti quater”, approvato a fine novembre 2022: 9 miliardi di euro, di cui una parte ereditata dal governo precedente.
Poi arriva la legge di Bilancio per il 2023, con un pacchetto di interventi stimato in oltre 21 miliardi di euro dal Ministero dell’Economia. Tuttavia, un rapporto del Dipartimento per il programma di governo pubblicato nell’ottobre 2023 riduce leggermente questa cifra a 19 miliardi.
Nel corso del 2023 si aggiungono altri decreti:
• Marzo 2023: decreto “Aiuti quinquies”
– circa 3 miliardi di euro, tra riduzioni IVA sul gas e crediti d’imposta.
• Maggio 2023: ulteriore decreto
– circa 800 milioni di euro.
Il totale per il solo 2023, secondo i dati ufficiali, è di circa 25 miliardi di euro, pari a 1,2% del PIL.
Nel 2024, invece, gli interventi contro il caro energia si sono quasi del tutto esauriti. La legge di Bilancio ha previsto solo una proroga di tre mesi per il “bonus sociale elettricità”, con uno stanziamento da 200 milioni di euro. Nessun altro intervento rilevante è stato messo in campo. Questo andamento rispecchia le raccomandazioni dell’Unione Europea, che aveva già nel 2023 invitato l’Italia a «eliminare gradualmente» le misure emergenziali sull’energia, e a riservare eventuali nuovi aiuti solo per famiglie e imprese realmente vulnerabili. Nel 2025, l’unico provvedimento di rilievo è stato il “decreto bollette”, approvato a fine febbraio e convertito in legge ad aprile. Ha previsto un bonus da 200 euro per le famiglie con ISEE sotto i 25 mila euro, e altri interventi minori. Il totale? Circa 3 miliardi di euro.
Il totale? Poco più della metà di quanto dichiarato
Sommando tutte le misure approvate dal governo Meloni contro il caro energia — dal novembre 2022 ai primi mesi del 2025 — si arriva a circa 35 miliardi di euro. Una cifra importante, certo, ma che rappresenta solo poco più della metà dei 60 miliardi dichiarati pubblicamente da Meloni. Una discrepanza che solleva domande sulla trasparenza e sull’accuratezza delle comunicazioni istituzionali.
E non è solo una questione tecnica. In tempi di alta inflazione, bilanci pubblici sotto pressione e famiglie in difficoltà, anche i numeri hanno un peso politico. Soprattutto quando si parla di soldi pubblici.