Negozi chiusi la domenica: «Si favorisce la vendita on line»
Boccia la proposta di legge M5s-Lega, il Codacons che specifica: «Si creerà caos nel settore del commercio»
![Negozio](https://img.lacstatic.it/_photo/2018/settembre/italia_mondo/2018_negozi-lavoro.jpg)
Il Codacons boccia senza appello la proposta di legge M5S-Lega sulle chiusure domenicali dei negozi, depositata alla Commissione attività produttive della Camera. Una proposta che - avvisa l'associazione in una nota stampa- favorirà l'e-commerce, avrà ricadute negative su occupazione e Pil e, infine, introdurrà il caos e pesanti discriminazioni tra Comuni: «Tra i 12 e i 19 milioni di italiani fanno acquisti la domenica, e i giorni festivi rappresentano per loro l'unica occasione per dedicarsi – continua il comunicato dell’associazione - allo shopping e alle compere».
«Si favoriranno le vendite online»
A giudizio del Codacons «privarli di tale possibilità attraverso misure che limitano le aperture domenicali, equivale a dirottare gli acquisti verso l'e-commerce che, a differenza dei negozi tradizionali, non subisce alcun vincolo o limitazione». In base alle proiezioni del sodalizio il settore delle vendite online, che nel 2017 ha registrato nel nostro paese un business pari a 23,6 miliardi di euro, sarà l'unico a beneficiare delle chiusure domenicali dei negozi, con un incremento del giro d'affari pari a +2,7 miliardi di euro solo nel primo anno e come effetto diretto di un eventuale divieto di apertura nei giorni festivi per gli esercizi tradizionali. Non solo. «La proposta di legge M5S-Lega creerà il caos nel settore del commercio e creerà disparità di trattamento inaccettabili a danno dei consumatori a seconda del comune di residenza».
«Discriminazioni»
Nelle zone turistiche, infatti, «gli esercenti potranno scegliere il periodo dell'anno in cui rimanere aperti (inverno in montagna, estate al mare), mentre i comuni con più di 10mila abitanti saranno avvantaggiati rispetto ai piccoli centri, potendo mantenere aperti la domenica i negozi fino a 250 mq». Discriminazioni – aggiunge l’ente - «anche in base al settore merceologico, con pasticcerie, rosticcerie, gelaterie, fiorai, librerie e negozi di souvenir che potranno rimanere aperti a danno di tutti gli altri esercizi che non godranno di analoghe deroghe».
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