Il Consiglio dei ministri ha approvato il piano economico di riferimento inserito nel Dfpf 2025 e definito il programma di bilancio che ora passa al vaglio di Camera e Senato
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(C) 2019 Peter Probst
Meno tasse sui redditi da lavoro, rifinanziamento del fondo sanitario nazionale, misure per stimolare gli investimenti delle imprese e garantirne la competitività, sostegno alle famiglie, aumento delle spese per la difesa all’uscita dalla procedura europea di disavanzo eccessivo. Sono i cinque pilastri del Documento programmatico di finanza pubblica approvato ieri sera in Consiglio dei ministri su cui sarà disegnato il piano di spesa della prossima legge di bilancio. Gli spazi di manovra saranno molto ristretti a conferma di quanto anticipato nelle scorse settimane dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e dal suo vice, Maurizio Leo. Per tenere i conti in regola Palazzo Chigi ha deciso di mettere in campo, come è scritto nella nota del ministero dell’Economia diffusa al termine della riunione «una combinazione di misure dal lato delle entrate e di interventi sulla spesa». Nel Dfpf il Governo ha certificato - con un anno di anticipo - la riduzione del deficit al 3% del Pil e ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita indicate ad inizio anno dal Documento di finanza pubblica: +0,5% per il 2025 e +0,7% per il prossimo anno se saranno confermati gli effetti della manovra sulla spesa.
Il Dfpf limita però la crescita nei due anni successivi ad un decimale di punto: da +0,7% a +0,8% nel 2027, da +0,8% a +0,9% nel 2028, ben al di sotto dell’1,2% stimato appena lo scorso anno e con uno scostamento dello 0,7% rispetto alla crescita media europea. Il Governo ha rivisto al ribasso anche le stime sul debito pubblico oggi al 137,9%. Scenderà di poco nel prossimo biennio per raggiungere il 136,4% nel 2028. Questi numeri restringono di molto la possibilità di programmare interventi più decisivi sia sul fronte fiscale sia su quello degli impegni di spesa. Il ministero dell’Economia prevede che l’indebitamento netto scenderà al 2,8% del Pil nel 2026 fino ad arrivare, nel 2028 al 2,3%. Il responsabile del Dicastero, Giancarlo Giorgetti, ha confermato «la linea di ferma e prudente responsabilità» del Governo vista la «necessità della tenuta della finanza pubblica nel rispetto delle nuove regole europee» ma ha anche definito «imprescindibili» nuove «misure a favore della crescita economica e sociale dei lavoratori, delle famiglie e delle imprese». Ci sarà una «ricomposizione del prelievo fiscale riducendo l’incidenza del carico sui redditi da lavoro».
Da Giorgetti arriva dunque la conferma che il Governo è pronto a tagliare l’Irpef sui redditi da lavoro. Ci sarà un ulteriore finanziamento a sostegno del fondo sanitario nazionale: 2,5 miliardi per il 2026. Per le imprese si prevedono «misure per stimolare gli investimenti e garantirne la competitività». Per le famiglie si «procederà nel percorso di incremento delle misure a sostegno della natalità e della conciliazione vita-lavoro». Aumenterà la spesa per la difesa, 3,5 miliardi in più nel 2026, lo 0,15% del Pil, e crescerà dello 0,3% e dello 0,5% nei due anni successivi. Sarà, però, tutto «subordinato all’uscita dalla procedura per disavanzo eccessivo». Il Dfpf passerà ora al vaglio delle commissioni Bilancio di Camera e Senato e poi approderà in Parlamento.