I dazi mettono in pericolo l’economia mondiale, minano la fiducia e mettono a rischio la pace e la prosperità globale. È l’allarme lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nelle Considerazioni finali in occasione della Relazione annuale.
«Le dispute commerciali e i conflitti in atto stanno incrinando la fiducia a livello internazionale, con effetti negativi sulle prospettive dell’economia globale», ha messo in guardia Panetta.
«Le politiche protezionistiche – ha osservato – stanno spingendo l’economia mondiale su una traiettoria pericolosa. I dazi oggi in vigore potrebbero ridurre il commercio internazionale di circa il 5%, dando avvio a una riconfigurazione delle filiere produttive globali. Ne deriverebbe un sistema di scambi meno integrato e meno efficiente. Gli effetti rischiano di travalicare la sfera commerciale, alterando la struttura del sistema monetario internazionale, oggi incentrato sul dollaro, e limitando i movimenti dei capitali».
Secondo il governatore, «potrebbero spingersi oltre, frenando la circolazione di persone, idee e conoscenze. L’indebolimento della cooperazione globale, anche in campo scientifico e tecnologico, finirebbe per ridurre gli incentivi all’innovazione e ostacolare il progresso. A lungo andare, verrebbero compromessi i presupposti stessi della prosperità condivisa. Ma il rischio più profondo – ha avvertito Panetta – è un altro: che il commercio, da motore di integrazione e dialogo, si trasformi in una fonte di divisione, alimentando l’instabilità politica e mettendo a repentaglio la pace».

«L’Europa non può restare ferma»

L’Unione Europea «rimane un baluardo dello Stato di diritto, della convivenza democratica e dell’apertura agli scambi e alle relazioni internazionali. Non può però permettersi di rimanere ferma», ha detto Panetta.
«Deve avere la capacità di superare i particolarismi nazionali, per tradurre in peso politico la sua forza economica e il patrimonio di cultura e valori di cui è portatrice», ha aggiunto, sottolineando che «anche l’Italia trarrà beneficio da una incisiva risposta comune».
Panetta ha evidenziato segnali di cambiamento dopo le crisi finanziarie globali e dei debiti sovrani: «Nella manifattura e nei servizi, nel settore finanziario, nel funzionamento delle amministrazioni pubbliche, nella capacità di ricerca. Sono segni di vitalità che non vanno dispersi. Non sono risultati compiuti, ma rappresentano un avanzamento reale. È una base concreta su cui costruire, impegnandosi nelle riforme, combattendo le rendite di posizione, offrendo prospettive ai giovani».

«Navigare nell’incertezza senza rinunciare ai valori»

«Dobbiamo prepararci a navigare in queste acque incerte, senza rinunciare ai nostri valori e senza restare indietro», ha dichiarato Panetta, che ha definito in crisi il sistema multilaterale.
«Il sistema multilaterale che, pur sbilanciato e non privo di contraddizioni, cercava di risolvere i problemi in base a regole condivise, accogliendo le istanze comuni, è in crisi. Al suo posto si sta imponendo un ordine multipolare in cui aumenta il peso dei rapporti di forza», ha affermato, aggiungendo che «ne stanno risentendo persino le relazioni, storicamente molto strette, tra Stati Uniti ed Europa. Le affinità culturali e i legami economici che ci uniscono dovranno alla fine prevalere sugli attriti presenti».

Il monito di Panetta: sulle fusioni bancarie serve creare valore

Panetta si è espresso anche sulle recenti operazioni di concentrazione tra istituti bancari: «Le aggregazioni bancarie rappresentano un delicato momento di discontinuità nella vita degli intermediari. Devono servire a rafforzarli, e a questo scopo è necessario che siano ben concepite e volte unicamente alla creazione di valore».
«Negli ultimi mesi sono state annunciate operazioni di concentrazione complesse, in alcuni casi tra loro in competizione. Tre anni di forti profitti hanno messo a disposizione delle banche risorse significative, oggi impiegate per avviare iniziative che ridurrebbero la frammentazione del mercato creditizio italiano», ha aggiunto. «Il giudizio su ciascuna offerta spetta alle dinamiche di mercato e alle scelte degli azionisti».