Il ricatto

Pizzo per lavorare, nuova segnalazione: «Ho denunciato all’Ispettorato ma ad oggi nulla è cambiato»

Un altro lavoratore denuncia: «Firmiamo buste paga regolari ma percepiamo meno di mille euro. Il resto lo dobbiamo restituire ai nostri datori»

di Francesca  Lagatta
6 gennaio 2022
14:24

«Pago il pizzo per lavorare, devo restituire quasi metà dello stipendio indicato in busta paga. Mi sento male nei confronti della mia famiglia, la notte non riesco a dormire». Così ci aveva detto un uomo, in preda alla disperazione, soltanto qualche giorno fa e questa sua denuncia è riuscita a squarciare un velo sul mondo del lavoro, in questo caso quello della Riviera di Cedri. Dopo la pubblicazione dell'articolo, sui social sono piovuti una valanga di commenti, molti dei quali a testimoniare il fatto che la prassi sia consolidata. «Finalmente qualcuno parla», «purtroppo è realtà», «purtroppo non è il solo», hanno scritto gli utenti, mentre qualcun altro ha provato a spiegare la causa del fenomeno: «La prassi di ridurre così il costo del lavoro esiste - si legge - ed è diventata frequente da quando vi è l’obbligo di tracciare il pagamento delle retribuzioni. È un fenomeno che non riguarda solo la Calabria».

Poi è arrivata persino una proposta di lavoro, ovviamente rivolta all'ignoto protagonista della vicenda: «Se questo signore "Salvatore" (abbiamo spiegato che si tratta di un nome di pura fantasia, ndr) vuole lavorare in agricoltura, mi può contattare e il lavoro è sempre pronto».


La nuova segnalazione

A quanto pare Salvatore non è l'unico e solo a subire il ricatto sul posto di lavoro. Oltre ai commenti sui social, poche ore fa ai nostri indirizzi di posta è arrivata un'altra segnalazione, corredata da una denuncia all'Ispettorato del Lavoro. «Firmiamo buste paga regolari ma percepiamo meno di mille euro. Il resto lo dobbiamo restituire ai nostri datori di lavoro». Anche quest'uomo, come Salvatore, è un padre di famiglia ed è stanco di dover subire soprusi e angherie.

La denuncia all'Ispettorato del lavoro

Quello che è scritto nella mail inviata ai nostri indirizzi è riportato fedelmente in alcuni documenti inviati già da alcuni mesi all'Ispettorato del lavoro. Quest'ultimo ha risposto molte settimane più tardi - vi è prova anche di questo - con una brevissima nota dal contenuto molto vago. Di verifiche e controlli ufficiali al momento non vi è traccia, ma ciò non significa che l'ente non abbia provveduto nel frattempo ad avviare le opportune indagini. Anche perché se così non fosse, sarebbe molto grave. Insieme alla restituzione di parte dello stipendio, prassi che si ripeterebbe da anni, il lavoratore denuncia anche la mancata ricezione della tredicesima e l'assenza di ferie, nonché l'attribuzione di mansioni per le quali non è specializzato.

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