Un anno in più sul cronoprogramma. L'emendamento del governo alla manovra ricolloca i 780 milioni destinati all’avvio dei cantieri del ponte sullo Stretto. Il costo dell’opera resterà invariato. Lo prevede il decreto omnibus che «rifinanzia, alla luce dell'aggiornamento dell'iter amministrativo e del non perfezionamento degli impegni relativi alle somme iscritte in bilancio nell'anno 2025 in conto residui rinvenienti dall'anno 2024, gli stanziamenti relativi al Ponte sullo stretto di Messina - si legge nella relazione tecnica - prevedendo un incremento delle risorse nell'anno 2033 tale da lasciare inalterato il valore complessivo delle somme autorizzate».

I fondi destinati al progetto del Ponte sullo Stretto andranno a rafforzare le misure previste per Transizione 5.0, Zes e copertura degli extra costi degli appalti pubblici. Sin dallo stop causato dai rilievi mossi dalla Corte dei Conti si sapeva che i fondi per il Ponte dovevano essere ricollocati per essere «messi in sicurezza», un passaggio tecnico necessario ad evitare che si perdessero i finanziamenti inseriti nelle leggi di Bilancio del 2024 e del 2025.

Il progetto del Ponte porta in dote alla prossima manovra finanziaria i 780 milioni previsti per le opere preliminari e per l’avvio dei lavori, stanziati con la legge di Bilancio del 2024. Il ministero delle Infrastrutture ha fatto sapere che il governo ha garantito la copertura finanziaria per il 2026 e che il progetto non è in discussione. «Sono in corso gli ulteriori approfondimenti richiesti e per questo - ha assicurato il ministero - i fondi sono stati ricollocati perché i cantieri saranno aperti nei prossimi mesi anziché entro fine anno come auspicato. Il ministro Salvini è determinato a realizzare il Ponte sullo Stretto e farà di tutto per velocizzare il via ai lavori».

Sulla ricollocazione dei fondi è intervenuto anche l'amministratore delegato della società Stretto di Messina, Pietro Ciucci. «Non c'è alcun definanziamento del Ponte sullo Stretto di Messina, come ha confermato il ministero delle Infrastrutture. Si tratta - ha detto Ciucci - di un dovuto adeguamento e allineamento temporale della copertura finanziaria al nuovo cronoprogramma realizzativo, conseguente alla mancata registrazione da parte della Corte dei conti della delibera Cipess di approvazione del progetto definitivo». Tempi più lunghi, dunque, e con l’incognita del verdetto finale della magistratura contabile che potrebbe nuovamente dire no o decidere di registrare la delibera Cipess “con riserva”. Palazzo Chigi avrà comunque l’ultima parola e l’intenzione è quella di realizzare l’opera per il beneficio prioritario dell’interesse pubblico che il Ponte sullo Stretto andrebbe a ricoprire.