Le contromisure dell’esecutivo per assicurare la realizzazione del progetto, considerato dal centrodestra un’opera necessaria per lo sviluppo economico del Sud e del Paese
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Tempi più lunghi ma nessun passo indietro. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha assicurato che il progetto si farà. «Non mi sono fermato quando dovevo difendere i confini e non mi fermerò ora - ha detto - visto che parliamo di un progetto auspicato perfino dall’Europa che regalerà sviluppo e migliaia di posti di lavoro da Sud a Nord». Lega è insorta e ieri il vicesegretario del partito, Claudio Durigon, ha dichiarato che non si torna indietro perché «il Ponte è il simbolo del rilancio del Sud, l’opera ingegneristica più importante del secolo». Lo stop della Corte dei conti costringe il Governo ad imboccare la strada meno agevole: quella della riproposizione del progetto per il Ponte, esattamente lo stesso, ma con una nuova delibera del Consiglio dei ministri su cui la magistratura contabile sarà chiamata ad esprimere nuovamente il proprio parere a sezioni riunite. Il mancato visto di legittimità sulla delibera del Cipess del 6 agosto scorso, con la quale il comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile aveva approvato il progetto definitivo dell’opera, complica tutto, e non di poco. Le motivazioni della magistratura contabile si conosceranno solo tra 30 giorni. Dopo di che il governo potrà procedere seguendo un percorso obbligato. Il mancato visto non cancella il progetto attuale ma sospende l’efficacia della delibera del Cipess. Non si potrà procedere agli espropri dei terreni e il general contractor non potrà attivare l’iter per l’avvio dei cantieri. Insomma, tutto fermo fino a nuovo ordine.
Le mosse del Governo
L’ipotesi al momento più accreditata è quella dell’incarico al Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica per la riscrittura del prospetto documentale a corredo degli atti, per come indicato nei rilievi mossi dai giudici. Il Governo e la società Stretto di Messina anche ieri hanno ribadito che la documentazione c’è, c’è tutta, è perfettamente conforme a quanto richiesto dalle normative nazionali ed europee e risponde alle richieste di chiarimento avanzate dai giudici. Oggi riunione d’urgenza convocata a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni. «Sul piano tecnico, i ministeri interessati e la presidenza del Consiglio hanno fornito puntuale risposta a tutti i rilievi formulati» ha detto la premier. Il percorso pare obbligato: è quello della presentazione alla Corte dei conti di una nuova delibera del Consiglio dei ministri. I giudici decideranno se vistare l’atto o esprimere un parere con riserva. Se dovesse verificarsi questa seconda ipotesi il Governo sarà costretto ad avviare l’iter parlamentare investendo direttamente della questione Camera e Senato. Tempi molto più lunghi del previsto, in ogni caso e con il rischio di dispute amministrative e giudiziarie in grado di portarsi via anni.
Un’opera necessaria al Sud e all’Italia
Il ponte sullo Stretto costerà 13,5 miliardi di euro e per realizzarlo ci vorranno otto anni. Quando congiungerà le sponde della Calabria e della Sicilia sarà il più lungo del mondo a campata unica sospesa: 3.300 metri. Il general contractor è Eurolink, un consorzio internazionale d’imprese - ci sono gli spagnoli della Sacyr e i giapponesi della IHI - guidato dall’italiana Webuild una delle maggiori global player di settore. L’opera rientra nel tracciato del Corridoio multimodale Scandinavo-Mediterraneo, un asse nord-sud considerato da Bruxelles di cruciale importanza, per il trasporto ferroviario commerciale e passeggeri che attraverserà l’Europa da Helsinki e Stoccolma fino a Palermo e Catania per raggiungere Malta.
Il Ponte porterà con sé altre opere infrastrutturali di rilievo: tre nuove fermate ferroviarie a Messina, la creazione della rete metropolitana dello Stretto e tra Calabria e Sicilia 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari.
Costi e benefici dell’opera
Uno studio realizzato da OpenEconomics per Uniontrasporti di Unioncamere prevede che la costruzione del ponte porterà un contributo di 23,1 miliardi al Prodotto interno lordo nazionale. Il progetto consentirà di creare 36.700 posti di lavoro stabili nel periodo di apertura dei cantieri e farà incrementare i redditi delle famiglie di 22,1 miliardi. La quota relativa ai redditi da capitale sarà pari a 10,9 miliardi e i redditi da lavoro saranno 8,8 miliardi. Le entrate fiscali a beneficio dello Stato saranno 10,3 miliardi di euro: 6,9 miliardi di imposte dirette e 3,4 miliardi di imposte indirette.
Servizi alla Pubblica amministrazione, costruzioni, manifattura e servizi alle imprese sono i quattro settori maggiormente interessati dall’impatto economico nel periodo di apertura dei cantieri quando è previsto un balzo in avanti della domanda di beni e servizi necessari alla costruzione dell’opera. La stima della redditività economica e sociale dell’opera ha un rapporto benefici/costi pari a 1,2 e un valore attuale netto pari a +1,8 miliardi di euro.
Occupazione e sviluppo economico del Sud e del Paese
L’effetto dei lavori sul prodotto interno lordo regionale della Sicilia sarà di 2,1 miliardi di euro e di 1,4 miliardi di euro sul Pil regionale della Calabria. Ma il guadagno sarà distribuito in tutto il Paese per effetto degli impatti diretti, indiretti ed indotti sull’interno sistema economico italiano, sia per la fornitura di beni e servizi sia per l’impiego di manodopera qualificata: più di 4.000 operai e personale specializzato si avvicenderanno, ogni anno, per portare avanti i cantieri fino al compimento dell’opera. Secondo OpenEconomics le regioni che avranno maggiori benefici in termini di Pil saranno la Lombardia (5,5 miliardi), il Lazio (2,6 miliardi), l’Emilia Romagna (1,9 miliardi), il Veneto (1,9 miliardi), la Toscana (1,3 miliardi), il Piemonte (1,2 miliardi), la Campania (1,2 miliardi) e la Puglia (800 milioni). Le altre regioni, pure presenti, parteciperanno in misura molto minore alla realizzazione del progetto. Il centro studi e ricerche di Unimpresa stima che il Ponte sarà attraversato ogni anno da 25 milioni di veicoli e da 36mila treni. Questo traffico porterà ricavi tra i 535 e gli 800 milioni di euro e un utile di 100 milioni all’anno: 3 miliardi di euro nei 30 anni fissati per l’ammortamento del finanziamento, poco meno del 25% del costo dell’opera. Il 70% del fatturato proverrà dal traffico su gomma, il restante 30% dal traffico ferroviario.






