Parlare del ponte sullo Stretto significa parlare di un paradosso italiano. Esiste una pagina Wikipedia tradotta in decine di lingue, ma chi arriva a Messina o a Villa San Giovanni non trova che il mare e il vento. Nessuna pila, nessun cantiere visibile: solo traghetti che vanno e vengono, mentre l’opera più discussa del Paese rimane sospesa tra progetti, rinvii e polemiche. Eppure, mai come oggi, i sostenitori del “sì” al ponte hanno numeri e ragioni per spiegare perché il collegamento stabile tra Sicilia e Calabria potrebbe cambiare il destino del Mezzogiorno e rimettere l’Italia al centro del Mediterraneo.

«Sarà il ponte a campata unica più lungo al mondo. Una infrastruttura del genere è un acceleratore di sviluppo». Matteo Salvini lo dice con tono solenne: il Ponte sullo Stretto di Messina non è più un miraggio, ma un progetto pronto a partire. Dopo due anni e mezzo di lavoro e l’atteso via libera al finanziamento definitivo, il governo presenta l’opera come il simbolo di un’Italia che vuole tornare a costruire in grande.

Il progetto, affidato alla Stretto di Messina S.p.A., prevede una campata sospesa di 3.300 metri: un record mondiale. Il ponte sarà lungo complessivamente 3,6 chilometri, con pali di sostegno alti oltre 380 metri, capaci di resistere ai venti dello Stretto e a un eventuale sisma di magnitudo 7,1. Saranno installati cavi d’acciaio da 1,2 metri di diametro, prodotti in Italia, per sostenere un tabellone largo 60 metri che ospiterà sei corsie stradali e due binari ferroviari.

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Intorno al ponte nascerà un sistema di collegamenti di circa 40 chilometri di raccordi stradali e ferroviari, in gran parte in galleria, per connettere l’opera con l’autostrada A2 in Calabria e l’A20 in Sicilia, oltre che con la linea ferroviaria tirrenica e il futuro tracciato ad alta velocità Palermo-Messina-Catania. È prevista anche una metropolitana leggera dello Stretto, con tre fermate sul versante messinese, destinata a servire studenti, pendolari e turisti.

Il cronoprogramma è serrato: la bollinatura della Corte dei Conti è attesa a breve, poi i cantieri dovrebbero aprire tra settembre e ottobre 2025, con l’obiettivo di completare i lavori tra il 2032 e il 2033. «Un biennio simbolico», ha detto Salvini, «lo stesso in cui i romani prenderanno la metro a piazza Venezia e da Torino si potrà arrivare a Lione. Sarà la stagione delle grandi opere italiane».

Sul piano economico, il ponte è presentato come un motore di sviluppo per il Mezzogiorno e per l’intero Paese. I dati ufficiali parlano di 120 mila unità lavoro l’anno nella fase di cantiere, con 36.700 posti stabili e un impatto positivo stimato in 23,1 miliardi di euro di Pil e 10,3 miliardi di entrate fiscali. Secondo le analisi costi-benefici, il valore attuale netto economico sarà positivo per 1,8 miliardi di euro, grazie ai minori tempi di trasporto, alla riduzione delle emissioni, all’aumento dei flussi turistici e all’incremento della competitività logistica.

La distribuzione degli effetti economici sarà doppia: nazionale e locale. La prima regione coinvolta nella filiera produttiva sarà la Lombardia, seguita da Veneto, Emilia-Romagna e Lazio, con cantieri e forniture distribuiti in tutta Italia. Per la formazione e l’occupazione diretta, invece, il baricentro resterà al Sud: Sicilia e Calabria, tra le regioni con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, beneficeranno dei poli di addestramento per tecnici e ingegneri, dei corsi professionalizzanti e degli appalti sul territorio. «Oggi un laureato del Sud deve scegliere dove emigrare», ha ricordato Salvini. «Con questo progetto, gli offriamo un futuro a casa sua».

Non si tratta solo di un collegamento tra due sponde: il ponte si inserisce nella Rete transeuropea dei trasporti (TEN-T), lungo il corridoio Helsinki-Palermo, destinato a unire la Scandinavia alla Sicilia entro il 2050. Senza il ponte, l’alta velocità in Sicilia resterebbe monca. Con l’opera completata, Palermo e Catania saranno collegate a Messina in poco più di un’ora, e i treni veloci potranno proseguire senza interruzioni verso il continente.

Il valore strategico è anche militare e logistico. Dopo la guerra in Ucraina, Bruxelles ha chiesto corridoi capaci di spostare rapidamente non solo passeggeri e merci, ma anche mezzi e truppe in caso di necessità. La Sicilia, con i suoi porti di Augusta e Gioia Tauro, diventerebbe un hub naturale per il Mediterraneo, proiettando l’Italia al centro delle rotte commerciali e della sicurezza europea.

Non mancano le polemiche su costi e rischi ambientali, ma Salvini ribatte: «Sui media internazionali si parlerà della più grande opera pubblica in Occidente dal punto di vista ingegneristico. Da noi, qualcuno continua a considerarla un problema». La storia del ponte è lunga quasi due secoli, dal progetto di Ferdinando II di Borbone al sogno rimasto incompiuto della fine del Novecento. Ora il governo promette che, tra sette anni, la traversata dello Stretto in auto o in treno non sarà più solo un’immagine da rendering, ma realtà.

Il ponte sullo Stretto non è dunque solo un’opera ingegneristica: è una scommessa politica, economica e identitaria. Per chi dice sì, rappresenta il passo decisivo per superare l’isolamento della Sicilia e integrare il Sud nel cuore pulsante dell’Europa. Per il governo, è il segno che l’Italia può ancora osare.