Il commento dopo il mancato raggiungimento del quorum. Il segretario della Cgil spiega: «Dobbiamo tenere in vita la rete costruita, sarà il nucleo per la riconquista dei diritti». Poi la chiosa alla politica: «Dovrebbe domandarsi il perché di questa disaffezione al voto»
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«Prendiamo atto del risultato ma anche del fatto che il 30% si è comunque recato alle urne dando una indicazione netta, almeno sui quattro quesiti della Cgil. Ripartiamo da questo». Ad urne chiuse e quorum mancato il sindacato indica la strada da seguire all’esito del referendum abrogativo sui temi del lavoro e della cittadinanza che non è riuscito a centrare l’obiettivo. Capitalizzare il risultato in termini di reti di rapporti costruiti nell’ultimo anno di raccolta firme e campagna elettorale, per il segretario della Cgil Calabria, Gianfranco Trotta.
«Ringraziamo chi ha lavorato per la buona riuscita del referendum. Dobbiamo cercare di mantenere il modus operandi che abbiamo mantenuto in questa campagna elettorale di un sindacato di strada, nelle piazze, nei luoghi di lavoro con assemblee e tenendo in vita la rete che si è costruita tra associazioni sindacali, ecclesiali, laiche e partiti. Una rete che sarà senz’altro il nucleo su cui avviare una nuova campagna per la riconquista dei diritti che i lavoratori hanno perso nel tempo».
Il segretario Cgil commenta poi il dato dell’astensionismo che in Calabria ha raggiunto percentuali molto alte. In una terra in cui l’immobilità del mercato del lavoro si traduce in emigrazione, soprattutto giovanile, lavoro nero e precario. «La Calabria conferma il trend della poca affezione al voto ma questo per noi non deve essere un alibi» sottolinea Trotta. «C’è bisogno di un maggiore radicamento sul territorio, si deve evidentemente lavorare di più e meglio. Allo stesso tempo siamo in una regione dove lavoro nero, precario e insicuro ce ne è in abbondanza e non si riesce a comprendere come mai i calabresi mantengano questa disaffezione al voto. Sta assumendo livelli, peraltro già assunti, preoccupanti».
«In Calabria ci sono zone dove si è votato di più e dove di meno» ha aggiunto il segretario. Ad esempio, Crotone e Vibo Valentia sono le province in cui il dato della partecipazione al voto è stato tra i più bassi.
«La mancanza di sentirsi rappresentati, la perdita di fiducia nella politica che non dà risposte alla lunga produce questi risultati e io penso che la politica debba domandarsi i motivi di questa disaffezione al voto. Noi abbiamo proposto i referendum per modificare alcune leggi ma non è il lavoro del sindacato».