Il segretario del sindacato ha incontrato questa mattina a Catanzaro precari e ricercatori universitario nell’ambito del tour per promuovere il referendum abrogativo. «Livello di sfruttamento non più accettabile, i giovani lasciano questo Paese perché non posso costruirsi una vita e un futuro»
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«Io credo che i cittadini e le cittadine andranno a votare, stiamo lavorando proprio perché sentiamo che il quorum può essere vicino». Lo ha detto il segretario nazionale della Cgil, Maurizio Landini, questa mattina a Catanzaro in vista del referendum abrogativo dell’8 e del 9 giugno sui temi del lavoro e della cittadinanza. Il segretario ha dichiarato di non temere il mancato raggiungimento del quorum, che potrebbe materializzarsi anche a seguito degli appelli all’astensionismo espressi da diverse forze politiche.
«Io credo che questi appelli stanno avendo l’effetto opposto, aumentando il numero di persone che a votare ci andrà. Sono consapevole che per raggiungere il quorum devono andare a votare anche quelli che in questi anni hanno pensato che andare a votare non serve a nulla» – ha aggiunto il segretario della Cgil.
«Diversamente dalle elezioni politiche e amministrative il referendum ha un vantaggio, non si vota per qualcuno ma è come se per un giorno tutti diventassimo parlamentari. Possiamo cancellare le leggi balorde che in questi anni il Parlamento non hanno fatto. Chi sta invitando a non andare a votare ha paura, se dovesse venir fuori che la maggioranza di questo paese non condivide le leggi fatte in questi anni vuol dire che c’è bisogno di cambiare ed è un giudizio anche su di loro».
Il segretario ha incontrato in ateneo i precari e i ricercatori universitari, categorie tra le più esposte ai contratti a termine e alle disuguaglianze contrattuali. «Il livello di precarietà che oggi esiste in tutte le attività, comprese le università perché in alcuni casi sono più i precari che quelli assunti a tempo indeterminato, credo che sia un tema che da affrontare perché questo rende più precaria la vita ma rischia anche di ridurre la qualità del servizio e della formazione nel nostro paese».
In riferimento alla presenza in Calabria, Landini ha poi sottolineato che «qui c’è anche una quantità di giovani che vanno via, c’è bisogno di un lavoro con diritti e con tutele. Il fatto che buona parte dei cittadini italiani, compresi i giovani, laureati e diplomati, se ne vanno via dal nostro Paese è perché qui non hanno la possibilità di costruirsi una futuro e una vita, c’è un livello di sfruttamento non accettabile».