Rende, pressing dell'opposizione sul Parco acquatico: «Troppi lati oscuri»

INTERVISTA | I gruppi di minoranza incalzano il sindaco Manna e chiedono spiegazioni: «Le scuse di Vivacqua, le dimissioni di Rausa, né l’eventuale ritiro della concessione, sono sufficienti a liquidare la vicenda e farla cadere nel dimenticatoio»

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di Salvatore Bruno
18 giugno 2020
12:10

«Il minimo che il sindaco potesse fare era avviare la procedura di revoca della concessione, però deve andare oltre. Deve accertare le responsabilità politiche ed amministrative dell’intera vicenda del Parco Acquatico, ad iniziare dalle sue».

«Manna in quale città ha vissuto?»

«Non è possibile che Manna non sapesse chi fosse il gestore di questa che può essere ritenuta certamente tra le più importanti strutture pubbliche del territorio. Non è possibile che non sapesse che avesse sospeso le attività. Mi chiedo in quale città Manna abbia vissuto in questo periodo». Il duro affondo di Mimmo Talarico arriva a margine della conferenza stampa organizzata da una parte dei consiglieri di opposizione del consiglio comunale di Rende, sulla spinosa questione dell’impianto di Santa Chiara.


«Basta abbaiare alla luna»

È stato il primo di una serie di appuntamenti che la minoranza intende organizzare con la stampa per rendere noti tutti i presunti abusi, già più volti denunciati pubblicamente nelle sedi istituzionali, compiuti nelle stanze del municipio, per asservire i beni della collettività ai privati. «Altrimenti si rischia di abbaiare alla luna» dice Sandro Principe, che ha già dato appuntamento per la seconda puntata a venerdì prossimo. Appetitoso il menù proposto: i dubbi sul project financing per il cimitero, il degrado del centro sportivo dell’Azzurra, la questione dei campi da tennis, le concessioni edilizie per la costruzione dell’ospedale privato.

I nodi sulla gestione del Parco acquatico

Nel frattempo sono stati affrontati tutti i nodi relativi alla questione della Parco Acquatico Santa Chiara 4.0 tornata prepotentemente d’attualità non solo per le proteste pubbliche dei dipendenti non pagati, ma soprattutto per le performance del figlio di Mario Rausa, costate all’assessore le dimissioni, e di quelle dell’ormai ex direttore tecnico della società, al secolo Antonio Vivacqua, anche lui costretto a lasciare l’incarico.

La pattuglia dei gruppi di opposizione, oltre a Mimmo Talarico, espressione di AttivaRende, e Sandro Principe della Federazione Riformista, è composta anche da Rossana Ferrante, Francesco Beltrano, Michele Morrone, Annarita Pulicani e da Andrea Cuzzocrea, presidente della Commissione di vigilanza. «La mission del Parco Acquatico non è stata adeguatamente compresa» dice Principe, padre dell’opera avendola egli stesso partorita quando sedeva sulla scranno più alto del palazzo municipale.

Le opportunità occupazionali

«Avevamo concepito una maniera innovativa di investire i fondi europei – aggiunge l’ex sottosegretario e consigliere regionale - realizzando una struttura di natura extraterritoriale, destinata non solo a Rende, ma all’intera area urbana e direi anche al resto della regione. Ed era anche una occasione per dare una opportunità occupazionale: con tutte le attività a pieno regime possono essere impiegate stabilmente decine di persone».

Piscina per lo sciacquettamento estivo

«La nostra idea – ha sottolineato Principe – era quella di concedere l’ingresso libero con l’applicazione di un ticket per fruire dei molteplici servizi disponibili. Adesso non si può neppure parlare di parco: non c’è un albero, non c’è un fiore. Questa struttura è ridotta a piscina per lo sciacquettamento estivo. Sono questi i risultati della mancata vigilanza sulla procedura di avvalimento che io ritengo una truffa legalizzata».

I costi di vigilanza e gli ulivi scomparsi

A proposito di vigilanza, i consiglieri di opposizione stanno valutando di rivolgersi alla Corte dei Conti per verificare se la spesa dichiarata dal sindaco Manna di circa 300 mila euro per la sorveglianza sulla struttura durante la fase precedente all’affidamento in concessione sia congrua. E poi è stata denunciata anche la scomparsa di circa 220 ulivi espiantati dall’area dove poi il Parco Acquatico è stato costruito. Piante divenute dopo l’esproprio dei terreni, patrimonio del comune, di cui si sono però perse le tracce.

Le scuse non bastano

Le scuse di Vivacqua, le dimissioni di Rausa, né l’eventuale ritiro della concessione, sono sufficienti, secondo i consiglieri di minoranza, a far cadere la vicenda nel dimenticatoio. Restano in piedi tanti interrogativi. Lo ribadisce Mimmo Talarico nell’intervista rilasciata al nostro network.

Giornalista
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