Aumenta la spesa sanitaria, diminuiscono gli investimenti, cresce la mobilità verso altre regioni. È quanto emerge dalla Relazione della Corte dei conti sulla gestione finanziaria di Regioni e Province autonome nel triennio 2021-2023.

Per il Nuovo sistema di garanzia dei Lea in Calabria, poi, i livelli essenziali di assistenza sanitaria non crescono e non assicurano servizi in linea con il resto del Paese. L’incrocio dei dati, Corte dei Conti e Ministero, definisce un quadro preoccupante. Per il Dicastero della Salute, in particolare, i servizi di prevenzione e di sanità distrettuale sono insufficienti ed inadeguati mentre quelli dell’area ospedaliera sono appena sufficienti a soddisfare i bisogni della popolazione sempre tentata dalla possibilità di curarsi altrove. Una bocciatura senza possibilità di appello.

La Calabria secondo l’Nsg impegna 1.318 euro pro-capite per l’assistenza di base distrettuale (poliambulatori, visite specialistiche e Rsa). La spesa per l’assistenza ospedaliera è pari a 936 euro pro-capite contro i 1.562 della Provincia di Bolzano. Per la prevenzione la Calabria spende solo 95 euro pro-capite mentre regioni come il Molise e la Valle d’Aosta nel spendono circa 160. In generale a parità di investimenti pro-capite la Calabria ottiene rendimenti peggiori rispetto ad altre aree del paese.

Debiti in bilancio, la Calabria è commissariata dal 2009

La Corte dei conti evidenzia che nel triennio 2021-2023 la spesa delle regioni è aumentata di 13 miliardi anche per effetto della componente sanitaria, +9,3% rispetto al 2020, arrivando a 152,9 miliardi. Il triennio ha segnato una riduzione, su base nazionale, del disavanzo sanitario anche se le regioni con i conti in rosso sono passate da 12 a 13. Tra queste c’è ancora la Calabria, commissariata dal 2009. Lombardia 20 miliardi, Lazio 11,8 miliardi, Campania 11,8 miliardi e Veneto 10 miliardi, sono nell’ordine, le regioni con il bilancio più corposo. Nel 2023 il rendiconto della sanità calabrese è stato di 4 miliardi e 778 milioni. La spesa corrente cresce in Lombardia (1,7 miliardi di euro, pari al 7,7%), Veneto (1 miliardo, pari al 9,8%), Emilia-Romagna (978 milioni, pari al 9,6%), Puglia (886 milioni, pari al 10,7%) e Campania (679 milioni, pari al 5,9%).

Un calabrese su quattro preferisce farsi curare fuori regione

In Calabria nel 2023 la spesa corrente è cresciuta del 3,6% e il disavanzo, su cui la Regione è impegnata a chiudere il Piano di rientro, è stato di 115 milioni di euro, circa il 3% del bilancio. Gli investimenti ammontano a 142 milioni, in diminuzione dello 0,25% rispetto al 2022. Sui conti regionali pesano i costi della mobilità passiva: il 14% della spesa sanitaria calabrese, 302 milioni di euro, è impegnato nei rimborsi per le cure dei pazienti fuori regione. Un calabrese su quattro, il 27,6%, preferisce farsi curare in strutture ospedaliere e centri di eccellenza specialistica di altre aree del Paese. Il finanziamento ordinario corrente per la garanzia dei livelli essenziali di assistenza è pari a 3 miliardi e 968 milioni di euro. La spesa sanitaria rappresenta il 77,24% della spesa complessiva regionale, il 4,7% in meno della media nazionale. La Calabria è penultima preceduta solo dalla Basilicata (66,98%).