Sono 1.200 i tirocinanti di inclusione sociale che hanno sospeso le attività lavorative al servizio degli enti locali calabresi. A partire da oggi ha infatti preso il via l’operazione di svuotamento del bacino degli storici precari della pubblica amministrazione che, in questa prima fase, coinvolge tutti gli over 60, ovvero quei lavoratori che a breve matureranno i requisiti per andare in pensione.

La strategia studiata dalla Regione prevede, infatti, un esodo dal bacino, da realizzarsi attraverso la corresponsione di un compenso del valore di 600 euro mensili fino al raggiungimento dell’età pensionabile. In questa condizione sono circa 1.200 persone che, a partire da oggi, non svolgeranno più le mansioni finora ricoperte all’interno degli enti locali.

Più complessa si prevede, invece, la partita per la restante parte del bacino, che dovrà necessariamente essere stabilizzato dal momento che la Regione ha più volte ribadito l’impossibilità a procedere con nuove proroghe dei contratti di tirocinio, in scadenza a novembre.

Le interlocuzioni con i Comuni e le Province calabresi sono ancora in corso, la Cittadella ha messo a disposizione un incentivo del valore di 45mila euro una tantum per favorire le stabilizzazioni che però stanno incontrando ostacoli, soprattutto negli enti in dissesto o pre-dissesto finanziario. Durante l’ultimo incontro si è deciso di prorogare il termine per la presentazione delle adesioni in piattaforma fino al 15 giugno per consentire la più ampia partecipazione.

La dilazione della scadenza è stata ribadita in una comunicazione trasmessa il 29 maggio scorso dal dipartimento Lavoro a tutti gli enti utilizzatori, che ha anche aggiunto un ulteriore elemento sulle modalità di stabilizzazione del personale. «Relativamente al monte orario in caso di assunzione a tempo indeterminato part time – evidenzia il dipartimento Lavoro – si precisa che la stabilizzazione potrà avvenire, ai sensi del Ccnl vigente di categoria, anche con un monte ore settimanale inferiore a 18 ore».

La Cittadella aggiunge che «in tal caso, il contributo erogato dalla Regione Calabria verrà ridotto e parametrato in misura proporzionale al monte orario che l’ente stabilirà nel contratto che verrà sottoscritto coi soggetti coinvolti. Resta inteso che – prosegue la nota – in caso di stabilizzazione con contratto di lavoro a tempo indeterminato in misura uguale o maggiore a 18 ore settimanali, il contributo regionale sarà di importo fisso e non parametrato al monte ore».

Una scelta che ha però fatto insorgere la Cgil. Il sindacato in una nota ha stigmatizzato la decisione che «andrebbe contro gli impegni presi a livelli istituzionale». Il riferimento è a precedenti accordi che «avevano stabilito come soglia minima proprio le 18 ore per garantire un reddito dignitoso e un minimo di tutela per chi lavora».

La Cgil ha evidenziato come «dopo anni di lavoro gratuito o quasi, è inaccettabile pensare di stabilizzare queste persone con contratti che li lasciano comunque in povertà». Intanto, si attende la convocazione di un nuovo tavolo di concertazione che questa volta vedrà anche la partecipazione dei centri per l’impiego.