Ieri 2025 si è spento Nino Benvenuti, uno dei più grandi pugili italiani di tutti i tempi. Aveva 87 anni e da tempo combatteva con una lunga malattia. La notizia della sua scomparsa ha commosso l’Italia sportiva e non solo, ricordando l'uomo che ha portato in alto i colori azzurri nel mondo.

L’oro alle Olimpiadi di Roma 1960: la consacrazione

Nato a Isola d’Istria il 26 aprile 1938, Giovanni “Nino” Benvenuti scrisse la prima pagina della sua leggenda alle Olimpiadi di Roma 1960, dove conquistò la medaglia d’oro nei pesi welter. In finale batté il sovietico Jurij Radonjak, aggiudicandosi anche la prestigiosa Coppa Val Barker, riconoscimento riservato al miglior pugile tecnico del torneo, davanti persino a Cassius Clay (che in seguito avrebbe assunto il nome di Muhammad Ali).

Quella notte presso il tempio della boxe a stelle e strisce

Passato al professionismo, Benvenuti conquistò il titolo mondiale dei pesi superwelter (1965-1966) e quello dei pesi medi (1967-1970). Fu il primo pugile italiano a detenere il titolo mondiale in due categorie di peso diverse. Il match che gli regalò il titolo dei medi, contro Emile Griffith il 17 aprile 1967 al Madison Square Garden, tenne svegli attaccati alla radio quasi 18 milioni di italiani, raccontato magistralmente da Paolo Valenti. Quando Benvenuti salì sul ring quella notte, l’Italia intera trattenne il respiro.

Ma quel match storico, che avrebbe consegnato al pugile triestino la corona mondiale dei pesi medi, non fu trasmesso in diretta televisiva. Una scelta sorprendente, ma tutt'altro che casuale. Le autorità e la Rai temevano che, a causa dell'enorme attesa e della passione che circondava Benvenuti, milioni di italiani potessero trascurare il lavoro o addirittura disertare gli uffici e le fabbriche per seguire il match in orario notturno. Così, per preservare il ritmo del Paese e contenere la febbre collettiva che il pugile sapeva accendere, la trasmissione fu rimandata e il pubblico poté ascoltare solo la voce emozionata di Valenti alla radio.

Fu una notte lunga, tesa, vissuta nell’attesa, in un’Italia ancora legata ai racconti orali e ai silenzi delle piazze deserte. Ma quella prudente rinuncia accese ancor di più il mito. Il giorno dopo, la notizia della vittoria si diffuse come un’onda: Benvenuti era diventato campione del mondo! Anche senza immagini in diretta, il suo trionfo entrò per sempre nella memoria collettiva, come un racconto leggendario da custodire e tramandare.

Le rivalità leggendarie: Mazzinghi, Griffith, Monzon

Tra le grandi rivalità della boxe italiana spicca quella con Sandro Mazzinghi, pugile toscano con cui Benvenuti divise l’Italia degli anni ‘60. Elegante e calcolatore il primo, grintoso e “di strada” il secondo: i loro incontri del 1965 per il titolo dei superwelter sono entrati nella storia dello sport. A livello internazionale, i tre match contro Emile Griffith (due vinti e uno perso) e i due combattimenti con Carlos Monzon, che segnarono il finale della carriera di Benvenuti, rappresentano l’apice della boxe mondiale tra gli anni ’60 e ’70.

Un pugile oltre il ring

Benvenuti non fu solo un grande atleta. Tecnico, elegante, mai sopra le righe, rappresentò un ideale sportivo sano e leale, lontano dagli eccessi. Fu anche attore e volto di pubblicità televisiva, ma sempre fedele al suo stile sobrio. Griffith divenne addirittura padrino di cresima di suo figlio, testimonianza di un rispetto raro anche tra rivali.

Riconoscimenti e onorificenze

Nel 1968 fu premiato come “Fighter of the Year”, il massimo riconoscimento per un pugile. Nel 1992 entrò nella International Boxing Hall of Fame, primo italiano a riuscirci. Nel 1999 anche la National Italian-American Sports Hall of Fame lo inserì tra i grandi dello sport italo-americano, accanto a Rocky Marciano e Joe Di Maggio.

I funerali e l’ultimo saluto domani

La camera ardente sarà allestita nel Salone d’Onore del Foro Italico, da oggi aperta al pubblico. I funerali si svolgeranno domani alle 11.30 presso la Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo, sempre a Roma. Per salutare l'ultima volta uno sportivo che ha saputo ispirare generazioni: addio Campione... e grazie per i sogni che ci hai regalato.