Gli Usa e Donald Trump, come previsto, stanno cambiando gli equilibri globali del XXI secolo. Troppo lontani gli assetti costruiti dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (1945), mentre è ormai passata alla storia la contrapposizione tra capitalismo occidentale e comunismo sovietico. Intanto l’Onu, com’era già accaduto, più rapidamente, con la Società della Nazioni partorita dai disastri del primo conflitto globale (1919), sta dimostrando tutti i propri limiti operativi.

"Donald Trump non è né un folle, né un improvvisato, come amano descriverlo i fallimentari oppositori democratici, oppure ambienti politici francesi che hanno dimenticato troppo presto l’attacco alla Libia di Gheddafi del marzo 2011, quando con iniziativa unilaterale prima di Parigi, e poi della Whashington di Barack Obama (premio Nobel per la Pace! ), nonché della Gran Bretagna, senza preventive deliberazioni di organismi internazionali, si innescò un ribaltamento di regime nel sangue, seguito dall'uccisione (dopo tortura) del capo carismatico terzomondista. Ne nacquero disastri geopolitici estesi a quasi tutto il Nordafrica. Abbattere il regime di Gheddafi fu considerato “giusto”, mentre oggi impedire all’Iran di rafforzarsi con bombe atomiche nel proprio arsenale ha fatto venire il mal di pancia ai soliti finto-progressisti".

Donald Trump e Israele, supportati anche dagli Accordi di Abramo siglati nel 2020 con parte del mondo arabo (Emirati e Bahrein), hanno spiegato in maniera esemplare, per il bene non solo di Gerusalemme ma di tutto il Medio Oriente, e che il mestiere di terrorista non è ammesso. Organizzazioni armate come Hamas, Hezbollah e Huthi devono cambiare mestiere al più presto.

I morti di Gaza devastano i cuori di ognuno, ma Israele, Paese democratico e liberale, non può vivere sotto la minaccia continua del terrorismo! Non c’è più posto per attentati e kamikaze, per dirottamenti aerei, per assalti alle navi mercantili: i segnali inviati sono stati decisivi.

C’è poi la partita con Russia e Cina. Trump sta tentando di separare i destini dei due giganti la cui unione strategica diventerebbe pericolosissima per il futuro di tutto l’Occidente. I più informati dicono che a breve dovrebbe chiudersi la crisi ucraina, con ampie garanzie per Mosca. Putin, che sulla Siria non ha agito in maniera forte, e che ha contribuito fortemente allo stop delle ostilità contro l’Iran, molto probabilmente avrà strada libera nel tentativo di superare un’altra emergenza, quella libica. Le navi russe si sposteranno, prevedibilmente, dalle coste siriane a quelle libiche, giocando un ruolo ancora più incisivo nel Mediterraneo, assieme ovviamente al primato Usa. E Pechino? Il vero rivale degli Usa osserva, non può fiaccare le proprie azioni economiche e commerciali multilaterali, sa che una partita più grossa si sta per aprire nel Pacifico. Ci sono già accordi? Chissà! Forse la contrapposizione “fredda” che ha caratterizzato nel secolo scorso Usa e Urss, nel XXI secolo vedrà i cinesi sostituire i sovietici. Trump ha il compito di recuperare i danni della deindustrializzazione dell’Occidente che dopo i primi apparenti guadagni ha distrutto milioni di posti di lavoro. L’Europa langue. Come dare torto al Presidente Usa che pretende sforzi economici maggiori per difesa e sicurezza? Si può continuare a godere dell’ombrello americano e criticarli pure, magari trescando con i cinesi in tema di export e di via della seta? Gli Usa, giustamente, vogliono rinvigorire la via del cotone e chiamano ogni Stato europeo alle proprie piene responsabilità.

La Germania sembra aver capito, finalmente, mentre su posizioni ottocentesche è attestata la leadership di Macron (fino a quando?). La sindrome del Congresso di Vienna fa perdere lucidità alla Ue. L’Italia e Giorgia Meloni sono filo Usa, filo Nato e sperano di salvare un’idea positiva di Unione Europea.

Gli oppositori miopi della premier romana parlano di “equilibrismi”, quasi che il Belpaese, con il suo colossale debito pubblico, possa alzarsi la mattina e porre condizioni. A chi? Agli Usa? Bruxelles e Strasburgo farebbero bene a tentare di recuperare subito un rapporto di pieno dialogo e collaborazione con Putin e Mosca, mentre Zelens'kyj dovrebbe iniziare a cancellare dal proprio vocabolario parole come “armi”, “guerra”, “missili”.

Per il bene primario degli Ucraini questa guerra deve finire, senza immaginare di poter umiliare Mosca. Sarebbe impossibile e antistorico, ma ovviamente l’ex presidente americano Biden ha grandi responsabilità a tal proposito. L’Arabia Saudita e altri Paesi del Golfo sono pronti (e in parte hanno già iniziato) a spendere migliaia di miliardi, accumulati con il secolare business del petrolio, in progetti di sviluppo avveniristici. Gli atti di Israele sarebbero stati impossibili senza una sorta di tacito assenso da parte del mondo arabo che guarda al futuro con maggiore visione. Donald Trump ha vinto! Oppositori e sprovveduti si mettano l’anima in pace.