Nel weekend dell’Independence Day, il miliardario sudafricano dichiara guerra all’ex amico e accende il dibattito su una terza forza politica negli Usa
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Elon Musk e Donald Trump
Altro che elefanti e asini, simboli stanchi di un duopolio politico che da decenni regge — o zavorra — la democrazia americana. Dopo i partiti personalistici e quelli ideologici, per gli Stati Uniti è arrivato il momento dell’algoritmo partitico: una terza forza generata non da un’ideologia, ma da una piattaforma, un sondaggio e un miliardario con troppi razzi e poche mezze misure. Elon Musk ha deciso di rovinare a Donald Trump non solo il weekend dell’Independence Day, ma anche il futuro politico: con un post su X, ha lanciato la proposta di fondare un nuovo soggetto politico, l’America Party, nato per scardinare il sistema e sfidare frontalmente il partito che aveva un tempo finanziato.
Il post ha fatto il botto: oltre 44 milioni di visualizzazioni e più di 1 milione e 248mila voti al sondaggio, con un netto 65,4% di “sì”. “Il Giorno dell’Indipendenza è il momento perfetto per liberarci dal bipolarismo, o forse dal monopolarismo partitico”, ha scritto Musk, come se stesse lanciando un nuovo modello di Tesla. Non c’era spazio per i “forse” o le mediazioni: il sondaggio prevedeva solo un sì o un no. E a quanto pare, milioni di americani sono pronti a rispondere “sì” a qualunque alternativa all’attuale panorama politico. Specie se ha una X davanti.
Che Musk meditasse un affondo politico non è una sorpresa. Ma l’accelerazione arriva all’indomani dell’approvazione della nuova legge di bilancio, voluta da Trump, che ha fatto esplodere il già insostenibile deficit federale: da 2.000 a 2.500 miliardi di dollari. Una mossa che Musk ha bollato come “una via sicura alla bancarotta”. E il suo sarcasmo, come sempre, è arrivato diretto: ha ribattezzato i Repubblicani “Porky Pig Party”, come il maialino balbettante dei cartoni Warner Bros.
La vendetta, però, non è solo semantica. Musk ha una strategia: colpire pochi distretti decisivi, da due o tre seggi al Senato a otto o dieci alla Camera, in modo da diventare l’ago della bilancia nelle votazioni più controverse. Il modello? Una specie di Movimento 5 Stelle yankee, ma con più missili, meno assemblee online e un fondatore che può autofinanziare l’intera campagna. Secondo Grok, l’IA di X, il nuovo partito potrebbe arrivare a sfiorare il 10%, pescando soprattutto tra i Repubblicani disillusi.
L’America Party, secondo i dati, potrebbe giocare un ruolo cruciale negli stati chiave: Pennsylvania, Georgia, Arizona, Wisconsin, Michigan e Nevada. E già si intravede un potenziale terremoto per le presidenziali del 2028, dove un terzo candidato potrebbe scombinare i giochi non solo per Trump, ma anche per il figlio Eric, già pronto a candidarsi, e per il vicepresidente J.D. Vance, aspirante erede “normale” del tycoon.
L’establishment repubblicano, intanto, è furioso. Steve Bannon ha liquidato Musk con una stilettata: “Non sei americano, sei sudafricano”. Peccato che, con 405 miliardi di dollari di patrimonio stimato, Musk possa permettersi di non esserlo. E soprattutto, possa permettersi un partito.