È stato definito il bagarino più attivo di sempre. Per anni ha rastrellato biglietti per concerti e partite, riuscendo a mettere le mani su circa 15mila tagliandi relativi a 90 eventi in Italia, tra spettacoli musicali e manifestazioni sportive. Poi li ha rimessi in vendita online a prezzi maggiorati, spesso riuscendo a piazzarli e incassando guadagni consistenti.

La sua corsa si è però fermata davanti alla Guardia di Finanza e all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), che da anni sorveglia il fenomeno del secondary ticketing, il bagarinaggio digitale vietato dalla legge 232 del 2016. La sanzione è senza precedenti: 675mila euro per «indebito arricchimento», la cifra più alta mai inflitta a un singolo individuo.

Finora le multe dell’Agcom erano state indirizzate a piattaforme internazionali che consentivano la rivendita di biglietti a prezzi gonfiati, aggirando le vendite ufficiali. Dal 2020, l’Autorità ha emanato sette provvedimenti di questo tipo, tutti rivolti a siti web che facilitavano il mercato parallelo. Ma questa volta, sottolineano dal Garante, il destinatario è una persona fisica, capace di orchestrare un sistema di acquisti seriali e rivendite illegali.

Il danno, spiegano dall’Agcom, è triplice. In primo luogo, per i fan e gli appassionati, costretti a pagare cifre esorbitanti per assistere a un concerto o a una partita dal vivo. In secondo luogo, per l’Erario, che vede sfumare imposte e Iva sugli incassi paralleli. Infine, per la reputazione di artisti e club sportivi, spesso accusati ingiustamente di complicità in un mercato di biglietti gonfiati.

Le indagini della Finanza hanno ricostruito una vera e propria rete di complici, ma la multa è ricaduta solo sul regista dell’operazione, ritenuto il principale beneficiario dei guadagni. Sotto la sua guida, il gruppo effettuava acquisti massivi e frazionati, con accessi multipli e continui ai sistemi di vendita, rastrellando rapidamente i posti migliori per poi rimetterli sul mercato a prezzi lievitati.

La legge prevede sanzioni tra 5mila e 180mila euro, ma la cifra record di 675mila è stata calcolata in base a più violazioni distinte, maturate in momenti differenti, che hanno determinato un accumulo di responsabilità.

Il caso arriva pochi mesi dopo una novità normativa che ha rafforzato gli strumenti dei Garanti: tra marzo e aprile 2025, il decreto Bollette, poi convertito in legge, ha introdotto la possibilità di oscurare i siti delle aziende inadempienti che non pagano le multe. Finora la misura ha colpito realtà internazionali, ma l’attuale vicenda segna un cambio di passo nella lotta al bagarinaggio digitale: per la prima volta il colpo arriva diretto al singolo responsabile.

Ora il bagarino da record dovrà affrontare non solo la multa salatissima, ma anche le conseguenze fiscali e penali della sua attività illecita. Per il Garante, questa vicenda diventa un segnale forte: il mercato dei biglietti gonfiati non è più un terreno di impunità e la lotta al secondary ticketing può colpire anche i singoli organizzatori di queste pratiche.