A rendere più increspate le acque c’è la pattuglia vicina a Ruini che si muove compatta in favore di Giuseppe Betori, emerito arcivescovo metropolita di Firenze
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Ad “agitare” la fase preparatoria – attraverso la Congregazione Generale Cardinalizia - e poi il conclave vero e proprio, sarebbero le condizioni di salute – più o meno sussurrate - del Cardinal Parolin.
Su di esse, difatti, si “giocano” sottili ragionamenti, i quali si dipanano partendo dalle due operazioni oncologiche subite dall'illustre porporato, sia nel 2014 (già in incipit dell'incarico come Segretario di Stato di Sua Santità), sia due anni orsono.
In più, a rendere maggiormente increspate le acque, vi è la pattuglia dei “ruianiani” (derivazione di coloro vicini al Cardinal Ruini), i quali si stanno muovendo quasi come le falangi di Roma antica, in favore del Cardinale Giuseppe Betori, Emeriro Arcivescovo Metropolita di Firenze.
Epperò, non è il rapporto con Ruini la problematica per quest'ultimo, semmai, per i conclavisti elettori italiani, l'ostacolo consisterebbe nel buon feeling con Matteo Renzi, non visto molto bene dalle varie fazioni curiali, le quali, tra l'altro – a parte la “spregiudicstezza” del soggetto - ricordano la recente (e fallimentare) alleanza con i radicali anticlericali della Bonino, proprio durante le elezioni europee.
Invece, sempre più strada si fanno gli outsider, principalmente italiani e con prospettiva di un futuribile papato medio lungo, necessario a far sì che resti univoca e forte, credibile e continuativa, la voce di un pontefice, il quale, praticamente, rimanga lo stesso per i prossimi anni, molto difficili, in prospettiva di pace e giustizia sociale.