Il mondo è in ebollizione, i vecchi equilibri si sono spezzati e gli accordi che reggevano finora stanno crollando sotto il peso di una trasformazione radicale e globale. A scuotere l’intero pianeta è soprattutto la Generazione Z, i giovani nati tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, che stanno emergendo come protagonisti di una rivolta diffusa e senza precedenti.

Dall’Africa al Medio Oriente, dall’Europa alle Americhe, le piazze si riempiono di loro, alimentando un movimento che non ha confini né leader unici. Le richieste che mettono in campo sono chiare e condivise: più giustizia sociale, più lavoro, diritti estesi, e soprattutto la speranza di un futuro che oggi sembra negato.

In Marocco, la protesta nasce dalla frustrazione per il caro-vita e la disoccupazione tra i giovani. Le città come Casablanca e Rabat vedono manifestazioni che esigono riforme autentiche e opportunità concrete per chi si affaccia sul mercato del lavoro dopo gli studi, fratture di un sistema incapace di tenere il passo con le esigenze delle nuove generazioni. In Iran e in Egitto, le strade sono animate da donne e giovani che sfidano regimi oppressivi e crisi economiche drammatiche. A Nairobi e Lagos, la corruzione e la mancanza di prospettive lavorative fan crescere il dissenso.

Anche nelle democrazie occidentali il malcontento si fa sentire con forza. Negli Stati Uniti e in Europa, le università si trasformano in epicentri di lotta contro la precarietà, l’alto costo degli affitti e dei servizi mancanti. A protestare non sono solo studenti insoddisfatti delle condizioni economiche, ma anche giovani mobilitati contro conflitti globali, come la guerra a Gaza, denunciata con una partecipazione di massa senza precedenti.

In Francia i giovani chiedono profonde riforme economiche contro il carovita e l’aumento dei prezzi. In Germania e Spagna le richieste riguardano politiche più decise per combattere la crisi climatica e la precarietà lavorativa. In America Latina, dal Cile al Messico, le piazze vedono sfilare giovani studenti contro governi accusati di inerzia. Un’onda globale che manifesta la sensazione diffusa e persistente che il futuro sia stato loro sottratto.

Questa rivolta globale parte dal basso, è spontanea, frammentata eppure unita dal linguaggio universale della protesta giovanile contro crisi economiche irrisolte, conflitti prolungati, disuguaglianze crescenti e istituzioni sempre più distanti. I social network sono la linfa vitale che permette di coordinare azioni e amplificare le vertenze senza la mediazione dei vecchi partiti o leader tradizionali.

La politica appare in difficoltà nell’affrontare questa ondata di protesta che chiede non solo attenzione ma cambiamenti strutturali profondi. La Generazione Z sta lanciando un messaggio chiaro: gli equilibri di ieri sono superati, il mondo è cambiato e ogni resistenza al cambiamento rischia di diventare irrilevante. La loro voce ormai non può più essere ignorata.

In un mondo in crisi e in rapida eclissi delle vecchie certezze, i giovani cittadini di oggi rappresentano la spinta più autentica verso un nuovo ordine sociale e politico. A loro spetta il compito – ma anche il diritto – di costruire un domani che non sia più quello rubato di ieri.