Senza pietà

«Eravamo cento cani sopra una gatta, così solo nei porno»: le spaventose parole dei sette ragazzi accusati di aver stuprato una 19enne

Emergono particolari sempre più agghiaccianti dalle indagini per fare piena luce sulla violenza di gruppo commessa a Palermo. Dopo la denuncia della ragazza progettavano di punirla: «Le spacco il naso a testate» 

di Redazione
20 agosto 2023
10:50
Un telecamera di sorveglianza ha ripreso i momenti precedenti allo stupro
Un telecamera di sorveglianza ha ripreso i momenti precedenti allo stupro

Avevano pensato di punire la vittima per farle rimangiare la denuncia di stupro. Si legge anche questo nell'ordinanza del Gip di Palermo che ha portato all'arresto di sette giovani, accusati di aver violentato una diciannovenne la notte del 7 luglio scorso in un cantiere abbandonato sulla costa del capoluogo siciliano.

L'idea di una spedizione punitiva era venuta a due dei quattro finiti in manette soltanto ieri, dopo che altri tre complici erano stati arrestati il 3 agosto. I carabinieri, proprio in questa data, hanno intercettato due degli indagati, fino ad allora a piede libero, Samuele La Grassa ed Elio Arnao, che secondo il giudice coltivavano «una volontà punitiva» nei confronti della persona offesa. Una volontà che si somma alle minacce fatte arrivare alla ragazza affinché non rivelasse quanto accaduto quella notte di luglio al Foro Italico. I due, convocati in caserma, discutono del rischio che Angelo Flores, il ragazzo che filmò lo stupro, avesse fatto i loro nomi. Su Whatsapp La Grassa scrive: «Ti giuro, stasera mi giro tutta la via Libertà e mi porto la denuncia nella borsetta... gli dico guarda che cosa mi hai fatto e poi gli do una testata nel naso», riporta nel messaggio.


Lunedì in tribunale a Palermo ci saranno gli interrogatori dei sette arrestati, tutti accusati di violenza di gruppo. Dopo avere fatto ubriacare la giovane durante una serata trascorsa nei locali della movida, nel mercato storico della Vucciria, l'avrebbero trascinata a forza in una zona isolata, dove l'hanno violentata. Tra di loro anche un ragazzo che fino a un mese fa era ancora minorenne. Dopo lo stupro, il branco ha abbandonato la vittima per strada, prima di andare a mangiare in una rosticceria sul lungomare.

Intanto, dalle indagini emergono conversazioni tra gli indagati dal contenuto agghiacciante. La ragazza, stordita da alcol e marijuana che le avrebbero fatto assumere in gran quantità proprio per abbassarsene le difese, viene portata via barcollando dai sette, come si vede nelle immagini di una telecamera di sorveglianza lungo il percorso.

Terrorizzata, lei ha la forza di chiedere: «Dove stiamo andando?». «Lo sappiamo noi», le avrebbero risposto. Nella denuncia scattata dopo lo stupro, che ha raccontato in ospedale prima ai medici e poi alle forze dell’ordine, la 19 - come riporta il Corriere della Sera - ha affermato: «Ero stonata, in piedi ma barcollavo, ho sentito dei forti dolori alla parte bassa del ventre e mi lamentavo, loro mi hanno derisa. Ho chiesto ad Angelo (la persona del gruppo che conosceva, ndr) di chiamare un’ambulanza, ma lui ha risposto che non lo avrebbe fatto perché non voleva fossero coinvolte le forze dell’ordine».

Le immagini riprese con il cellulare proprio da Angelo sono spaventose, con frasi inequivocabili: «Stiamo facendo un bordello»; «Stai attento a questi video non è che spunta che l’avete stuprata»; «Infatti adesso li sto eliminando tutti, li sto mandando solo a chi dovevo mandare, li elimino perché non ne voglio sapere più niente di questa storia». Il giorno dopo, sempre in un messaggio scoperto dai carabinieri, è ancora Angelo a continuare il racconto: «Se ci penso mi viene lo schifo perché eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei porno, eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, però che devo fare la carne è carne, ma ti giuro dopo che si è sentita pure male, piegata a terra, ha chiamato l’ambulanza, l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via. Voleva farsi a tutti, alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio».

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