Resta la via della Cassazione come ultima speranza per Irene Pivetti, ex presidente della Camera, per ribadire la propria innocenza. La Corte d’Appello di Milano ha infatti confermato integralmente il verdetto di primo grado, che nel settembre 2024 aveva condannato Pivetti a quattro anni di reclusione per evasione fiscale e autoriciclaggio, relativa a un sequestro da oltre 3,4 milioni di euro disposto dalla Cassazione.

La quarta sezione penale della Corte milanese, composta dai giudici Fagnoni, Centonze e Marchiondelli, ha accolto la richiesta della sostituta pg Franca Macchia e del pm Giovanni Tarzia, applicando in secondo grado la stessa sentenza del Tribunale. Confermate anche le condanne a due anni, con pena sospesa e non menzione, per il pilota di rally e ex campione di Granturismo Leonardo ‘Leo’ Isolani e per sua moglie Manuela Mascoli. La sentenza prevede inoltre la confisca di circa 3,5 milioni di euro, somme già congelate nel corso delle indagini dalla Guardia di Finanza di Milano.

Il cuore dell’inchiesta riguarda il presunto ruolo di intermediazione di Only Italia, società riconducibile a Pivetti, in operazioni commerciali del Team Racing di Isolani, che avrebbe tentato di occultare al fisco beni del valore di milioni di euro, tra cui tre Ferrari Granturismo. Secondo l’accusa, le auto sarebbero state oggetto di una finta compravendita al gruppo cinese Daohe nel 2016, per poi essere trasferite in Spagna. L’unico “bene effettivamente ceduto, ovvero passato” ai cinesi sarebbe stato “il logo della Scuderia Isolani abbinato al logo Ferrari”.

Gli inquirenti sostengono che se lo scopo di “Isolani e Mascoli” era “di dissimulare la proprietà dei beni” e sottrarli al fisco, “l’obiettivo perseguito da Pivetti” sarebbe stato “di acquistare il logo Isolani-Ferrari per cederlo a un prezzo dieci volte superiore al gruppo Dahoe, senza comparire in prima persona”. Secondo la Procura, l’ex parlamentare avrebbe comprato il marchio per 1,2 milioni di euro per rivenderlo alla società cinese a 10 milioni.

La sentenza di primo grado sottolinea che Pivetti avrebbe “realizzato un meccanismo particolarmente capzioso - pur di scongiurare il rischio che le somme conseguenti alla realizzazione delle operazioni commerciali con il contraente cinese fossero soggette a tassazione - ha portato avanti il suo proposito criminoso per lungo tempo”.

Intervistata dai cronisti, l’ex presidente della Camera ha dichiarato: “Mi sarei aspettata un esito diverso, ora sono molto curiosa di vedere le motivazioni, ma sono anche molto tranquilla, perché la verità prima o poi verrà fuori, non sono preoccupata”. Ha ribadito con forza la sua posizione: “La verità è che io sono innocente, come ho sempre detto e anche dimostrato nelle carte di questo processo. Davvero - ha concluso - non so come mai è stata confermata la sentenza, ce lo spiegheranno le motivazioni”.

Il sequestro dei quasi 3,5 milioni di euro era stato confermato dalla Cassazione nel settembre 2022, dopo essere stato inizialmente bocciato da un gip. “Le tasse io le ho sempre pagate”, ha rimarcato Pivetti in più occasioni, assistita dall’avvocato Filippo Cocco.

L’ex parlamentare aveva sostenuto la propria innocenza sin dall’esame in aula davanti ai giudici di primo grado, e il suo legale aveva chiesto l’assoluzione. Ora dovrà attendere circa 90 giorni per conoscere le motivazioni della sentenza d’appello, per poter valutare il ricorso alla Suprema Corte.

Il fascicolo giudiziario che coinvolge Pivetti include anche la compravendita dalla Cina di mascherine per un valore di 35 milioni di euro, arrivate a Malpensa durante l’emergenza Covid, procedimento che fu trasferito per competenza da Busto Arsizio a Milano, con gli atti recentemente inviati a Roma.