Il Festival di Sanremo non si ferma mai. Finita un’edizione, già si pensa alla successiva. E Carlo Conti, che dell’Ariston conosce ogni segreto, non ha perso tempo: già durante l’estate, mentre l’Italia si divideva tra vacanze e politica, lui ascoltava brani, incontrava discografici, annusava l’aria del mercato musicale. Perché il Festival non è solo uno show televisivo: è il termometro dello stato della musica italiana, un palcoscenico che consacra carriere e ne affossa altre, un rito collettivo che ogni anno scandisce il calendario del Paese.

Tra le tante voci e melodie che sono già arrivate sul suo tavolo, due nomi hanno superato ogni incertezza. Sono quelli di Serena Brancale e Marco Masini, due mondi diversi ma entrambi legati a Conti da un filo speciale.

Brancale, la trentasettenne pugliese dal timbro inconfondibile, lo scorso anno aveva stupito con un’interpretazione che aveva mescolato eleganza soul e grinta pop. Non era soltanto una questione di talento – che pure è fuori discussione – ma di energia, di presenza scenica, di quell’aura che fa la differenza tra un’artista qualsiasi e una che buca lo schermo. Conti lo ha detto chiaramente: Serena per lui è un portafortuna. Una di quelle presenze che portano bene, che spazzano via la scaramanzia con la forza della musica. E nel mondo sanremese, dove i numeri contano quanto le emozioni, anche il lato simbolico ha il suo peso.

Accanto a lei ci sarà Marco Masini. Qui la scelta non è solo artistica, ma profondamente personale. Masini e Conti sono amici da sempre, un legame nato a Firenze e cresciuto tra serate, confidenze, sogni condivisi e successi incrociati. Masini porta con sé una storia sanremese che parla da sola: vincitore tra i Giovani nel 1990 con Disperato e poi trionfatore tra i Big nel 2004 con L’uomo volante. Un cantautore che non ha mai avuto paura di usare parole dure, di cantare il disagio e l’amore con la stessa urgenza, e che ancora oggi riesce a riempire teatri e arene. Per l’Ariston 2026 ha preparato un brano che, raccontano i bene informati, sarà potente, diretto, pensato per lasciare il segno.

La presenza di Masini, però, vale più di una canzone: è un gesto di fiducia, un atto di amicizia. Conti lo ha voluto al suo fianco perché sa che in un’edizione segnata da aspettative altissime avere accanto un volto familiare, una voce amica, è un ancoraggio sicuro. Il Festival, dopotutto, è fatto di legami, di sguardi dietro le quinte, di rapporti che resistono al tempo.

La vera sfida resta quella degli ascolti. Dopo il boom dell’ultima edizione, Conti sa di non poter sbagliare. “Superare se stessi” è la parola d’ordine che ripete alla sua squadra. E proprio per questo la costruzione del cast sarà più attenta che mai. Alle certezze di Brancale e Masini si aggiungeranno presto altri big, pescati tra ritorni eccellenti e scommesse inedite. Sanremo è sempre stato questo: tradizione e novità, nostalgia e sorprese.

Conti lavora in silenzio, lontano dai riflettori, con la meticolosità che lo ha sempre contraddistinto. Ogni dettaglio viene calibrato: dalle canzoni che andranno in gara, al ritmo delle serate, alla scelta degli ospiti internazionali. Perché l’Ariston non perdona, e il pubblico italiano ancora meno. L’attesa cresce di settimana in settimana, e già sui social impazzano i pronostici e le richieste.

C’è chi sogna grandi ritorni storici, chi spinge per nuovi talenti usciti dalle piattaforme digitali, chi vorrebbe vedere un’apertura sempre maggiore alla musica urban e rap. Conti ascolta tutti, ma decide lui. E lo fa con la consapevolezza che il Festival è prima di tutto un racconto del Paese, del suo suono e della sua anima.

Sanremo 2026, insomma, è già cominciato. E il direttore artistico lo costruisce giorno dopo giorno, mattone dopo mattone. Con una certezza: servono la formula giusta, le canzoni giuste e quella magia che ogni anno trasforma cinque serate in un evento che unisce milioni di persone. Con Brancale e Masini in squadra, Carlo Conti ha messo i primi tasselli. Gli altri arriveranno presto, ma la rotta è già tracciata.