Google, da sempre leader nel settore della pubblicità online, ha costruito un impero da oltre 50 miliardi di dollari a trimestre grazie agli annunci nei risultati di ricerca. Tuttavia, con l’ascesa dei chatbot basati su intelligenza artificiale come nuovo mezzo per cercare informazioni, l’azienda si sta preparando a una trasformazione radicale del suo modello di business. Secondo un recente rapporto di Bloomberg, Google ha iniziato a testare gli annunci pubblicitari all’interno dei chatbot nel corso del 2024, anche se per ora il proprio assistente Gemini rimane libero da pubblicità.

Il test iniziale ha coinvolto un gruppo ristretto di startup nel settore AI, tra cui iAsk e Liner, che hanno integrato AdSense nei loro assistenti conversazionali. Visti i risultati positivi, Google sta ora ampliando l’accesso: più sviluppatori possono registrarsi al programma “AdSense for Search”, pensato proprio per chatbot che offrono risposte generate dall’intelligenza artificiale. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato che il servizio è disponibile per tutti i siti che desiderano mostrare annunci pertinenti all’interno di esperienze AI conversazionali.

L’obiettivo è chiaro: adattare il modello pubblicitario tradizionale al nuovo modo in cui gli utenti interagiscono con l’informazione. Finora, i chatbot AI hanno offerto esperienze prive di pubblicità, ma questo potrebbe cambiare presto. Nonostante Gemini non mostri ancora annunci, è plausibile che anche l’offerta gratuita di Google, prima o poi, venga monetizzata attraverso l’inserimento di AdSense, magari con opzioni a pagamento per mantenere un'esperienza "pulita". Si tratterebbe di una reale rivoluzione in un settore in continua espansione.

Una decisione che strizza l’occhio alla sostenibilità economica

Dietro a questa mossa c’è anche una questione di sostenibilità economica. I modelli di AI generativa sono notoriamente molto costosi da mantenere, basti pensare ai recenti studi relativi ai costi necessari per delle semplici risposte ai vari “grazie” che gli utenti sono soliti inviare ai chatbot una volta terminato un compito richiesto. Rispondere ad un semplice “grazie” prevede un consumo molto elevato di energia pari a milioni di dollari. Tra chip specializzati, energia elettrica e infrastrutture, si parla, quindi, di miliardi di dollari ogni anno. Anche Google, nonostante le sue risorse, non è riuscita ancora a rendere redditizia l’intelligenza artificiale per i consumatori. L’inserimento di pubblicità potrebbe essere uno dei modi per coprire almeno parte di queste spese crescenti.

Un nuovo abbonamento?

Nel frattempo, emergono segnali che Google stia preparando anche nuove strategie di abbonamento. Oltre al piano Gemini Advanced da 20 dollari al mese, alcuni utenti hanno notato riferimenti a un misterioso “Gemini Ultra” nell'app Gemini. Questo nome, diverso dalla vecchia linea di modelli AI chiamata anch’essa Ultra, suggerisce l’arrivo di un nuovo abbonamento premium, forse più costoso, per chi desidera un'esperienza più avanzata o senza pubblicità.

L’evento Google I/O previsto per questo mese sarà probabilmente il momento in cui l’azienda rivelerà ufficialmente le sue prossime mosse. Con concorrenti come OpenAI e Anthropic che offrono piani da 200 dollari al mese, Google potrebbe alzare l’asticella dei prezzi e spingere verso una monetizzazione più aggressiva dei suoi servizi AI.