Lo show è tutto esaurito da settimane. Il tycoon diventa protagonista (sdoppiato) di un musical grottesco in stile opera cantonese. E i giovani vanno matti per lui
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Tre ore e mezza di spettacolo. Una parrucca bionda cotonata. Due Trump sul palco. E un teatro che ogni sera si riempie come ai tempi d’oro del pop cinese. No, non è un sogno post-elettorale né uno sketch da Saturday Night Live: è la nuova frontiera del musical a Hong Kong. Si chiama “Trump – I gemelli del presidente”, ed è la cosa più assurda (e geniale) che potesse accadere all’opera cantonese nel 2025.
A firmarla è Edward Li Kui-Ming, compositore e regista tra i più noti nel panorama teatrale della città, che ha deciso di prendere il leader più divisivo del pianeta e trasformarlo in una creatura da palcoscenico. Ma non in modo tradizionale. Trump viene sdoppiato: in scena ci sono due “gemelli”, due anime del tycoon. Uno più irascibile, impulsivo, fumantino; l’altro stratega, riflessivo, quasi tenero nel suo narcisismo calcolato. Due maschere, due caricature, due volti della stessa icona pop, che cantano, ballano e si punzecchiano per tutto lo spettacolo.
Lo show è uno strano incrocio tra opera lirica, musical, satira politica e commedia grottesca, recitato in stile cantonese ma con costumi fluo, scenografie da manga e citazioni che vanno dai tweet presidenziali alla Silicon Valley, da Zelensky a SpaceX, da Harvard al tentato omicidio in Pennsylvania. L’effetto è uno tsunami visivo e sonoro, in cui la tradizione teatrale cinese viene stravolta e reimmaginata per un pubblico giovane, social e affamato di novità.
E funziona. Il Grand Theatre di Hong Kong fa il tutto esaurito da settimane. I biglietti per le prossime repliche sono ormai introvabili, e i video delle performance virali su TikTok. Altro che arte “antica”: qui si ride, si applaude e si canta in coro. Alcuni spettatori arrivano travestiti da Trump, parrucca compresa. L’opera cantonese, che negli ultimi anni sembrava scomparsa dai radar culturali, è tornata in vetta. E tutto grazie a The Donald.
“La sua figura è perfetta per il nostro teatro,” ha spiegato Li Kui-Ming in un’intervista. “È un personaggio teatrale di suo: ha un look riconoscibile, un linguaggio da melodramma, una gestualità eccessiva. Volevo raccontarlo con ironia, ma anche con una certa empatia. Non si può non restare affascinati da una figura così. Trump è la nostra Carmen in versione reality show.”
Ma non aspettatevi un’apologia del tycoon. Lo spettacolo è una satira feroce, anche se giocosa, che ne smonta atteggiamenti, uscite, inciampi e ossessioni. A cominciare dal rapporto con Elon Musk, interpretato da un attore che fluttua sul palco in una tuta argentata mentre lancia droni al pubblico. O l’invettiva contro Harvard, cantata con voce tenorile su un tappeto di archi cinesi e synth. C’è perfino una scena surreale in cui Trump dialoga con una statua parlante di George Washington che lo accusa di aver “detto più bugie di quante stelle ci siano nella bandiera”.
Il punto forte però resta la sdoppiatura. I due Trump si confrontano, si scontrano, si alleano. Uno vuole il potere, l’altro vuole il riconoscimento. Uno sogna il trono, l’altro i riflettori. Un duetto continua, grottesco e profondamente umano. “Ho pensato che per raccontare davvero Trump servivano due attori,” spiega Li. “Perché lui è già due persone: lo stratega e il clown, il capo e il venditore. È Machiavelli con la parrucca.”
Curiosamente, lo spettacolo è andato in scena proprio nei giorni in cui Trump è tornato al centro della scena internazionale. L’attentato in Pennsylvania, la corsa presidenziale, le tensioni globali: la realtà sembra rincorrere la finzione. Ma non c’è nulla di programmato. Solo una coincidenza? Forse. Ma, come dicono i cinesi, quando il drago vola basso, è perché sta preparando un salto.
Nel frattempo, a Hong Kong, la gente si diverte. Ride, canta, applaude. E riscopre un’arte che sembrava dimenticata, riportata in vita da un ex presidente che ha fatto della teatralità la sua cifra politica. Un ritorno in scena in pieno stile Trump, anche senza comizi o dibattiti. Solo con un palco, una parrucca e una risata.
Luca Arnaù