Intere famiglie cancellate e una giustizia a lungo negata. Oggi il borgo toscano è Parco nazionale della Pace, un luogo di memoria e riflessione per ricordare che nei conflitti le prime vittime sono sempre gli innocenti
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Il 12 agosto 1944, a Sant’Anna di Stazzema, un piccolo borgo in Toscana, avvenne una delle stragi più atroci della Seconda guerra mondiale in Italia. In poche ore, reparti delle SS naziste, insieme a militi fascisti locali, massacrarono 560 civili inermi, tra cui 130 bambini. Le vittime più giovani avevano pochi mesi di vita, mentre le più anziane superavano i novant’anni.
Questa strage si inserisce nel contesto della brutale “guerra ai civili” che i nazisti in ritirata conducevano contro le popolazioni locali, accusate di sostenere i partigiani della Resistenza.
Sant’Anna, frazione del comune di Stazzema (Lucca), era stata dichiarata “zona bianca”, un rifugio sicuro per sfollati provenienti dalle città bombardate. Per questo motivo, in quei giorni, il paese era pieno di donne, bambini e anziani.
All’alba di quel tragico 12 agosto, quattro colonne della 16ª divisione corazzata SS “Reichsführer” circondarono il borgo, bloccando ogni via di fuga. L’attacco fu studiato nei minimi dettagli: isolare Sant’Anna e sterminare la popolazione. I soldati rastrellarono le case e radunarono gli abitanti nelle piazze, nei cortili e nelle stalle. Poi cominciò il massacro.
Le vittime furono uccise a colpi di mitra, chiuse negli edifici dati alle fiamme o fatti esplodere con bombe a mano. Intere famiglie furono cancellate. Tra le storie più strazianti c’è quella della piccola Anna Pardini, di appena 20 mesi, la più giovane vittima dell’eccidio.
Quando l’orrore finì, Sant’Anna era ridotta a un cumulo di macerie e corpi senza vita. I soldati si ritirarono, lasciandosi dietro il silenzio assordante della morte.
Per decenni, la giustizia fu negata: molti responsabili tornarono in Germania e proseguirono le loro vite come se nulla fosse. Solo agli inizi degli anni Duemila, grazie al ritrovamento dell’“armadio della vergogna” – l’archivio segreto delle stragi nazifasciste – si avviarono processi in Italia e Germania. Alcuni ufficiali furono condannati all’ergastolo, anche se quasi mai scontarono la pena.
Oggi Sant’Anna di Stazzema è un Parco Nazionale della Pace, un luogo di memoria e riflessione. Il monumento che ricorda le vittime riporta inciso il nome e l’età di ciascuno, scolpiti nella pietra come monito contro l’odio e l’indifferenza. È un invito a non dimenticare mai che, in guerra, le prime vittime sono sempre gli innocenti.