Il corpicino ridotto a uno scheletro, la bocca aperta come a invocare aria e cibo, gli occhi scuri illuminati da un residuo bagliore di vita che sembrano domandare "perché".

La vergogna del mondo si riflette nell'immagine del piccolo Muhammad, retto in braccio da sua madre fra le macerie di una Striscia di Gaza prostrata ormai dalla fame, come accusano l'Onu, tutte le maggiore organizzazioni umanitarie del pianeta e innumerevoli testimonianze dal di dentro: ben oltre gli stessi dati sulle prime decine di morti addebitati alla "carestia" da ciò che resta dell'amministrazione locale legata a Hamas.

Un'immagine che contribuisce a far aprire gli occhi di tanti su uno scenario sempre più atroce, anche fra chi per mesi non aveva visto o voluto vedere. A partire da un Paese tradizionalmente alleato d'Israele come il Regno Unito, nel quale lo sdegno per l'escalation della violenza nella Striscia, per gli eccidi di civili palestinesi in coda per gli aiuti e per il moltiplicarsi delle denunce di un contesto di fame indotta fra la popolazione inizia a rompere gli argini: tanto che a ribellarsi non sono più solo gli attivisti pro-pal, la sinistra pacifista o la stampa liberal, ma pure voci conservatrici, esponenti o commentatori politici da sempre filo-israeliani e tabloid di destra non insensibili in passato alla retorica islamofoba come il Daily Express. E' proprio quest'ultimo a pubblicare oggi, in una prima pagina-manifesto, la foto shock - pelle e ossa - del bambino Muhammad.

"Per pietà, fermate questo adesso", titola il giornale: "Le sofferenze del piccolo Muhammad, aggrappato alla vita nell'inferno di Gaza, svergognano tutti noi". Un senso di orrore e di onta rilanciato al Parlamento di Westminster, prima della chiusura estiva, da diverse voci bipartisan. Inclusa quella di Kit Malthouse, ex ministro Tory e già membro del gruppo dei 'Friends of Israel', che non ha esitato a evocare il sospetto di "genocidio" a Gaza, liquidando le recenti condanne verbali del governo laburista moderato di Keir Starmer come tardive e insufficienti, in assenza di sanzioni vere contro i vertici del governo Netanyahu o di conseguenze sulle forniture militari britanniche letali allo Stato ebraico. Per poi ammonire il titolare degli Esteri, David Lammy, sul rischio di finire lui stesso in futuro alla sbarra "all'Aja", chissà, se alle parole non seguirà qualche fatto concreto: "Complice dei crimini" attribuiti a Israele.