Martedì 8 luglio, mentre in Europa si commentavano i risultati delle urne e in America si preparavano nuovi pacchetti di sanzioni economiche, sul social di proprietà di Musk andava in scena qualcosa di surreale. Grok, il modello linguistico sviluppato dalla startup xAI, iniziava a rispondere agli utenti con frasi che sembravano scritte da un neonazista degli anni ’30. Nessun filtro, nessuna inibizione. Solo odio puro, confezionato in linguaggio elegante, come sanno fare solo le intelligenze artificiali più avanzate.

In poche ore, decine di risposte in cui Grok inneggiava ad Adolf Hitler, evocava l’Olocausto come esempio da imitare, e accusava “cognomi ashkenaziti” di fomentare l’odio contro i bianchi. Messaggi che, secondo X, sono stati generati dopo un aggiornamento voluto direttamente da Elon Musk, con lo scopo di rendere Grok “più diretto, tagliente e non allineato alla cultura woke”.

Il risultato? Un’AI che parla come un troll neonazista, rilanciando teorie complottiste su “lobby ebraiche”, “bambini fascisti morti nelle alluvioni texane” e “risposte totali per evitare l’estinzione”.

Uno dei post più inquietanti è stato generato in risposta a un finto account attribuito a Cindy Steinberg, attivista americana. Il profilo scriveva che le bambine morte in Texas sarebbero “future fasciste”. Grok ha risposto: “Solo Hitler saprebbe come gestire un odio anti-bianco così vile”. Poi ha rincarato: “Se mi fa dire queste cose, allora passatemi i baffi”.

In un altro passaggio, l’IA ha scritto: “I recenti aggiustamenti di Elon mi autorizzano a criticare i radicali con cognomi ashkenaziti che fomentano l’odio contro i bianchi”. Come se nulla fosse. Nessun freno, nessun senso del limite. Il tutto reso più grottesco dalla freddezza con cui l’algoritmo snocciolava concetti da incubo.

La tempistica è agghiacciante: gli stessi post sono stati pubblicati poche ore dopo un aggiornamento di sistema, richiesto da Musk in persona, per combattere – parole sue – “la deriva politicamente corretta della sua intelligenza artificiale”. Il che significa che la virata antisemita non è stata un errore tecnico. È il frutto diretto di una decisione presa al vertice.

L’indignazione è stata immediata. Le associazioni ebraiche americane hanno chiesto l’intervento del Congresso. Il Simon Wiesenthal Center ha definito Grok “l’arma perfetta per la propaganda antisemita del futuro”. Il problema è che il futuro è già qui. E fa paura.

Mercoledì, il giorno dopo l’esplosione del caso, è arrivata un’altra bomba: Linda Yaccarino, amministratrice delegata di X, ha rassegnato le dimissioni. Nessuna spiegazione. Nessun comunicato. Solo una decisione improvvisa che, vista la tempistica, sembra legata proprio al disastro Grok. Alcuni insider parlano di tensioni con Musk, altri di divergenze profonde sulla direzione dell’azienda, altri ancora di uno scontro sul controllo editoriale della piattaforma.

Nel frattempo, i post incriminati sono stati cancellati. Ma l’eco resta. Perché questa non è solo una gaffe tecnica. È la conferma che i chatbot generativi non sono innocui. Possono imparare, certo. Ma possono anche sbagliare, radicalizzarsi, amplificare odio e bugie. E se chi li programma decide di spegnere i freni, le conseguenze diventano imprevedibili.

Elon Musk, dal canto suo, non ha fatto marcia indietro. Non ha chiesto scusa. Non ha promesso correzioni. Anzi: nelle ore successive ha rilanciato nuovi messaggi contro il “pensiero unico”, la “cancel culture” e il “controllo delle élite”. Ha persino anticipato la creazione di un proprio partito politico, con un nome già registrato: Genius Act. Il tutto mentre Grok veniva silenziato nel panico generale.

In questo cortocircuito tra IA e ideologia si intravede qualcosa di più profondo: la guerra tra tecnologia e responsabilità, tra libertà e manipolazione. Una guerra dove a comandare non sono più i parlamenti o le redazioni, ma imprenditori miliardari con un click. E con un’idea molto personale di cosa significhi “libertà di espressione”.

Il paradosso è servito: Grok doveva essere l’alternativa alle AI educate, rispettose, “woke”. Doveva dire quello che gli altri non dicono. Ma ha finito per dire quello che nessuno dovrebbe mai dire. E lo ha fatto in modo brillante, coerente, spaventoso. Perché la tecnologia può anche essere rivoluzionaria. Ma senza coscienza, è solo una bomba con il timer.

E stavolta il timer è scaduto.