Chiuse le indagini sul delitto di Prato: la perizia stabilisce che Vasile Frumuzache era capace di intendere e volere. A Pistoia si procede per il delitto di un’altra prostituta
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«Una persona ordinaria». Così la psichiatra del carcere di Sollicciano ha definito Vasile Frumuzache, la guardia giurata rumena di 32 anni che ha confessato due omicidi di prostitute e che ora potrà andare a processo. La formula usata dai medici non è un dettaglio, perché la consulenza psichiatrica lo descrive come perfettamente in grado di intendere e di volere, un uomo che ha agito con consapevolezza, distinguendo il bene dal male. E per questo non potrà appellarsi a un vizio di mente: la giustizia lo considera un assassino lucido e capace.
Frumuzache, incensurato, viveva una vita apparentemente normale a Monsummano, in provincia di Pistoia. Marito e padre di due figli, lavorava come guardia giurata. Un’esistenza scandita da turni regolari e piccole abitudini quotidiane, che nascondeva però un lato oscuro. Secondo gli inquirenti, quell’uomo definito «tranquillo, ordinato, silenzioso» è lo stesso che ha strangolato Denisa Paun, 30 anni, e accoltellato Ana Maria Andrei, 26 anni, entrambe prostitute rumene, in due momenti diversi ma con modalità che raccontano di una mente capace di pianificare.
Le indagini hanno portato alla luce nuovi elementi. In un terreno di sua pertinenza, dove aveva occultato i cadaveri, sono stati rinvenuti una ciocca di capelli, un paio di slip e perfino una vertebra umana. Reperti che confermano la brutalità dei delitti e la volontà di cancellare ogni traccia. Dopo gli omicidi, Frumuzache si era trasformato in un uomo di ghiaccio: in carcere non è mai uscito per l’ora d’aria, ha evitato qualsiasi contatto con gli altri detenuti, passando le giornate a leggere gialli o guardare la televisione. Il suo unico momento di crollo emotivo è arrivato quando, in videochiamata, ha dovuto dire alla moglie incredula che era lui l’assassino di due donne.
La Procura di Prato, guidata da Luca Tescaroli, ha chiuso le indagini per l’omicidio di Denisa Paun, trovata senza vita nel residence Ferrucci nella notte tra il 15 e il 16 maggio 2024. Le accuse: omicidio aggravato, premeditato, distruzione e soppressione di cadavere. Parallelamente, la Procura di Pistoia procede per il delitto di Ana Maria Andrei, uccisa a Montecatini nel luglio dello stesso anno.
Dalle carte emerge un profilo inquietante. «Ha usato l’omicidio come metodo per ridurre la tensione interna derivante dalla frustrazione e dal rifiuto», scrivono il professor Stefano Ferracuti e il dottor Fabrizio Iecher, autori della perizia. Secondo loro, non è stato un raptus, ma un gesto deliberato, pianificato, nato da un senso di rivalsa. Nel caso di Ana Maria, la ragazza gli avrebbe rifiutato un rapporto con parole sprezzanti: «Mi fai schifo». Una frase che avrebbe innescato la furia omicida. Quanto a Denisa, il movente sarebbe stato il ricatto: la 30enne avrebbe chiesto 10mila euro per non rivelare alla moglie di Frumuzache un video compromettente del loro incontro.
I dettagli del delitto di Prato rivelano un’escalation di crudeltà. Dopo due rapporti sessuali, l’uomo l’avrebbe strangolata nella stanza 101 del residence. Poi, rimasto per un’ora accanto al cadavere, avrebbe infilato il corpo in una valigia per trasportarlo a casa, dove lo ha nascosto in garage per una notte. La mattina seguente, con i figli accompagnati a scuola, ha decapitato il corpo con una mannaia da giardinaggio, bruciando la testa per eliminarne le tracce. Il resto del cadavere è stato gettato in un campo, vicino al luogo dove già aveva occultato la sua prima vittima.
Gli inquirenti parlano di un uomo che ha saputo continuare a vivere come se nulla fosse, capace di condurre in parallelo il ruolo di padre e marito con quello di assassino seriale. Dopo il primo delitto, spiegano, era tornato alla normalità: lavoro, famiglia, routine. Un’apparente serenità durata fino al delitto di Denisa, che ha fatto crollare il castello di menzogne.
«Non so cosa sia scattato nella mia testa», ha detto agli inquirenti parlando della sua infanzia segnata dalle violenze del padre, mai più visto dopo i dieci anni. Cresciuto in Romania, a 14 anni raggiunse la madre in Sicilia, dove lavorò nei campi. Poi il matrimonio, i figli, il corso da guardia giurata durante la pandemia. Una vita ordinaria, fino a quando la frustrazione e il rifiuto si sono trasformati in un’arma letale.
Oggi la giustizia è pronta a portarlo in aula: la perizia conferma che Frumuzache è capace di intendere e di volere. Il processo lo attende, insieme ai fantasmi di due donne che non ci sono più e agli interrogativi lasciati dai reperti trovati nel suo giardino, indizi che potrebbero aprire scenari ancora più cupi.