Un diamante per ricordare chi non c’è più. Non è una metafora, ma una possibilità concreta che in Germania sta diventando realtà. Due Länder – la Renania-Palatinato e la Sassonia-Anhalt – hanno infatti approvato una normativa che consente la trasformazione delle ceneri dei defunti in gemme commemorative. Una pratica che in Svizzera è già consolidata da anni, ma che in Germania rappresenta una piccola rivoluzione culturale.

Il principio è tanto semplice quanto controverso: il carbonio contenuto nelle ceneri viene estratto e sottoposto a un processo chimico che replica, in laboratorio, le stesse condizioni che in natura creano i diamanti. Alte pressioni, temperature elevatissime e settimane di lavorazione. Alla fine, una pietra preziosa che – almeno simbolicamente – custodisce ciò che resta del corpo di una persona amata.

Il primo Paese a sperimentare la “diamantificazione” del lutto è stata la Svizzera, dove dal 2004 la società Algordanza ha iniziato a offrire questo servizio. Un “business etico”, come lo definiscono i promotori, che nel tempo si è diffuso anche all’estero. Dal 2010, le richieste di “diamanti della memoria” arrivano persino dall’Italia, dove la legge non consente di portare a casa le ceneri se non in casi eccezionali.

La Germania, però, è sempre stata più rigida in materia. Le nuove norme dei due Länder segnano un cambio di passo profondo in un Paese in cui il 75% dei defunti viene cremato, ma dove le urne devono essere custodite in luoghi autorizzati. Il nuovo via libera apre la possibilità di consegnare ai familiari le ceneri per farle trasformare in gioielli.

Come spesso accade quando tradizione e innovazione si scontrano, la polemica non si è fatta attendere. L’opposizione cristiano-democratica della Renania-Palatinato ha accusato il governo locale di voler “distruggere la cultura dei cimiteri”. Christoph Gensch, deputato della Cdu, ha definito il ministro della Giustizia Herbert Hoch “il becchino dei luoghi di sepoltura”.

Anche le Chiese cristiane si sono espresse con durezza. Peter Kohlgraf, vescovo di Mainz, ha parlato di “gesto discutibile” che rischia di ridurre il lutto a un atto estetico. “Nessuno saprà più dove si trovano davvero i resti del defunto”, ha detto, preoccupato per la sorte di urne e gioielli che potrebbero andare perduti o essere dimenticati durante un trasloco. Dorothee Wüst, presidente della Chiesa evangelica del Palatinato, è stata ancora più esplicita: “Il corpo, anche quando è cenere, non è un oggetto. È memoria, e la memoria non si indossa”.

Eppure la domanda cresce. Stephan Neuser, segretario generale dell’Associazione Federale delle Imprese di Pompe Funebri, ha spiegato che la legge risponde a un’esigenza reale: “Sempre più persone vogliono un modo personale di conservare il ricordo dei propri cari. Molti non frequentano più i cimiteri, vivono lontano, viaggiano. La cultura funeraria tedesca è cambiata profondamente”.

La tendenza, osservano i sociologi, riflette una trasformazione del rapporto con la morte e con lo spazio del lutto. Thorsten Benkel, docente all’Università di Passau, parla di “mobilità emotiva”: “Le persone non vogliono più essere legate a un luogo fisso. Per molti il luogo del lutto è dove sono loro, non dove riposa il corpo. Il diamante diventa un simbolo portatile di presenza”.

Dietro questa scelta c’è anche un fattore pratico: i cimiteri tradizionali si svuotano. Sempre più comuni li riconvertono in parchi o in spazi pubblici. Con la diffusione delle cremazioni e la riduzione dei costi, le tombe diventano un lusso o un impegno che pochi vogliono mantenere. La “diamantificazione” intercetta questa esigenza di libertà e di leggerezza.

Ma il rischio, avvertono i critici, è che si perda il senso collettivo della memoria. Se ogni famiglia custodisce privatamente il proprio lutto, i cimiteri – luoghi della storia e della comunità – diventano superflui. Non a caso, la Conferenza Episcopale tedesca parla di “individualismo funebre” e di “commercio del dolore”.

Intanto, le aziende del settore si moltiplicano. Ogni diamante della memoria costa in media tra i 3.000 e i 10.000 euro, a seconda della purezza e del taglio. In Svizzera se ne producono già oltre mille l’anno, e il numero è in crescita. La Germania, con la sua nuova apertura, potrebbe diventare il prossimo grande mercato.

L’idea di indossare la persona amata sotto forma di gioiello continua a dividere. Per alcuni è un modo poetico di mantenere vivo il legame. Per altri, un gesto che viola il confine tra affetto e mercificazione. Ma al di là del giudizio morale, la “diamantificazione” delle ceneri racconta una verità contemporanea: la morte non è più solo un rito religioso, è diventata anche un atto di scelta personale.

E così, mentre in Germania si accende il dibattito e in Svizzera si continua a trasformare il lutto in pietra, la domanda rimane sospesa: è un modo per ricordare meglio o per dimenticare più in fretta?