Stretta sulla pensione di vecchiaia anticipata, aiuti alle imprese, Tfr e contributo dalle assicurazioni, risorse per Piano Casa e Ponte sullo Stretto
Tutti gli articoli di Italia Mondo
PHOTO
Via libera della commissione Bilancio del Senato alla manovra. È stato votato il mandato al relatore e il testo approderà in Aula lunedì per discussione generale per poi essere votato martedì.
Poco prima del voto il presidente del Senato Ignazio La Russa ha ringraziato maggioranza e opposizione del lavoro svolto.
Nel pomeriggio c'era già stato l'ok all'emendamento del governo presentato in mattinata contenente tra l'altro nuove risorse per le imprese, lo stop alla possibilità di cumulo con i fondi complementari per anticipare la pensione di vecchiaia, l'aumento dei tagli per l'anticipo pensionistico di precoci e usuranti e le misure sul Tfr.
I lavori della commissione Bilancio del Senato sono andati avanti però a singhiozzo: dopo una nuova formulazione dell'emendamento sulla riapertura dei termini del condono 2003 riproposta dalla maggioranza le opposizioni sono andate all'attacco chiedendone il ritiro. I lavori sono quindi stati sospesi.
Lo stallo si è poi sbloccato dopo che il capogruppo di FdI al Senato, Lucio Malan, ha riferito che la proposta di modifica sarà trasformata in un ordine del giorno. «È una nostra vittoria, è stato di fatto ritirato: un odg non si nega a nessuno ma come si sa non ha valore vincolante», sottolineano i capigruppo delle opposizioni, che si erano detti pronti all'ostruzionismo qualora non l'emendamento non fosse stato ritirato.
«Noi abbiamo sventato un blitz e lo abbiamo fatto dicendo che eravamo pronti a stare nelle prossime ore con i rischi che avrebbe comportato per la stessa sicurezza di portare in porto la legge di bilancio», ha detto il senatore del Pd Antonio Nicita.
Quanto al maxi emendamento approvato, nel provvedimento nello specifico ci sono le risorse per i crediti d'imposta Transizione 5.0 e Zes, le misure sul Tfr, tra cui l'adesione automatica alla previdenza complementare per i neo assunti, il contributo da 1,3 miliardi a carico delle assicurazioni, le risorse per il Piano casa e il rifinanziamento degli stanziamenti relativi al Ponte sullo Stretto di Messina, dopo le ultime decisioni della Corte dei Conti.
L'emendamento conferma lo stanziamento di 1,3 miliardi per incrementare le risorse destinate al credito d'imposta Transizione 4.0, i cui fondi sono andati esauriti. Confermate anche le risorse aggiuntive, fino a 532,64 milioni di euro, per le aziende che hanno fatto domanda per il credito d'imposta per la Zes unica.
Vengono inoltre incrementate le aliquote relative alla Zes unica per l'agricoltura, la pesca e l'acquacoltura. Per quanto riguarda il contributo a carico delle assicurazioni, si stabilisce che entro il 16 novembre di ogni anno, gli assicuratori versino a titolo di acconto una somma pari all'85% del contributo dovuto per l'anno precedente. L'emendamento incrementa inoltre dal 2026, di un ulteriore 0,1% annuo, il tetto per la spesa farmaceutica per acquisti diretti.
Alla copertura, pari a 140 milioni di euro annui - si legge nella relazione tecnica - si provvede attraverso la riduzione del Fondo per i farmaci innovativi che pertanto dal 2026, «è rideterminato da 1.300 milioni di euro annui a 1.160 milioni di euro annui».
Torna la misura per l'ampliamento dei soggetti tenuti al versamento del Tfr al Fondo Inps per l'erogazione del contributo. Si prevede, infatti, secondo quanto si legge anche nella relazione tecnica, che dal primo gennaio 2026 vi rientrino «anche i datori di lavoro che, negli anni successivi a quello di avvio dell'attività, hanno raggiunto o raggiungano la soglia dimensionale dei 50 dipendenti».
In via transitoria è, però, previsto per il biennio 2026-2027 che tale inclusione sia limitata ai datori di lavoro con un numero di dipendenti non inferiore a 60. Dal 2032 è invece prevista l'estensione dell'obbligo del versamento per le aziende con un numero di dipendenti non inferiore a 40.
La norma prevede anche che a partire da luglio sia previsto un meccanismo di adesione automatico alla previdenza complementare per tutti i neo assunti. Questi avranno comunque la facoltà di rinunciare entro 60 giorni oppure, entro lo stesso termine, di scegliere un fondo complementare diverso.
La relazione tecnica che accompagna l'emendamento indica l'impatto e la possibile adesione alla previdenza complementare. Per quanto riguarda il primo aspetto, quello relativo alle imprese con 50 dipendenti, si stima una platea di potenziali interessati pari a 2,5 milioni di lavoratori. Il monte retributivo dei potenziali aderenti è pari a circa 64 miliardi di euro che nel 2032 salirà ancora di 10,5 miliardi quando l'obbligo scatta per le imprese tra i 40 e i 49 dipendenti.
Per l'adesione automatica dei nuovi assunti, invece, si ipotizzano circa 100mila lavoratori l'anno, con un profilo parzialmente crescente di circa 25mila dipendenti l'anno.
Salta inoltre la possibilità di andare in pensione di vecchiaia anticipatamente cumulando gli importi di forme pensionistiche di previdenza complementare. Il nuovo emendamento del governo sopprime una norma introdotta dalla legge di bilancio dello scorso anno, ottenendo così risparmi annuali fino a 130,8 milioni nel 2035 sulla spesa pensionistica nei prossimi anni.
Viene quindi cancellata la possibilità, in vigore dal 2025, di computare, su richiesta, anche il valore di una o più rendite di forme pensionistiche di previdenza complementare ai soli fini del raggiungimento degli importi mensili richiesti per accedere alla pensione di vecchiaia con almeno 20 anni di contributi e se si è pienamente nel regime contributivo.
Aumentano poi ulteriormente i tagli all'anticipo pensionistico per i lavoratori precoci. L'emendamento del governo alla manovra aumenta i tagli di 50 milioni nel 2033 e di 100 milioni dal 2034. La legge di bilancio, nel testo originario, già prevede una decurtazione, "a seguito dell'attività di monitoraggio", di 20 milioni nel 2027, 60 milioni per il 2028 e 90 milioni dal 2029.
La modifica del governo prevede che restino 90 milioni in meno fino al 2032; nel 2033 l'ammontare dei tagli salga a 140 milioni, mentre dal 2034 la decurtazione diventi di 190 milioni annui.
Inoltre è stato deciso un taglio di 40 milioni annui dal 2033 al Fondo per il pensionamento anticipato dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti. L'emendamento del
governo alla manovra riduce infatti la dotazione del fondo da 233 a 194 milioni annui.
Si sblocca lo stallo sull'editoria, tra gli ultimi nodi del percorso della manovra: è arrivata, secondo quanto si apprende, l'ultima riformulazione di un emendamento: contiene il ritorno dei fondi per 60 milioni nel 2026 e lo stop alla stretta sulle tv locali.
Un ordine del giorno della Lega alla manovra, approvato dalla commissione Bilancio del Senato, impegna il governo a dare attuazione all'uscita di Anas da Ferrovie dello Stato con il ritorno al Ministero dell'economia.
Sarà di 10 milioni per il solo 2026 il taglio del finanziamento alla Rai derivante dal canone di abbonamento per esercizi pubblici e commerciali e professionisti. La riduzione passa così da un iniziale taglio di 30 milioni in tre anni - previsto da una precedente versione del testo - a un terzo e solo per il prossimo anno.
Sono rifinanziati, con complessivi 780 milioni nel 2032 e 2033, gli stanziamenti per il Ponte sullo Stretto di Messina. Lo prevede l'emendamento del governo alla manovra, che sposta 320 milioni nel 2032 e 460 milioni nel 2033.
Calano rispetto a quanto inizialmente previsto le risorse destinate al Piano Casa. Il nuovo emendamento del governo alla manovra stanzia 100 milioni per il 2026 e altri 100 per il 2027, a fronte dei 300 complessivi nel biennio assegnati dal precedente emendamento poi ritirato.
All'esame della commissione Bilancio del Senato c'è anche una riformulazione di emendamenti parlamentari che prevede altri 10 milioni per il 2026, cui si aggiungono i 100 milioni per il disagio abitativo previsti nel 2027-28.
L'intervento del governo conferma inoltre 300 milioni nel biennio per rifinanziare il Fondo Occupazione, mentre lima il rifinanziamento destinato al Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche, che passano a 1,1 miliardi complessivi nel 2026-27 (dagli iniziali 1,2 miliardi), con una riduzione delle risorse sul 2026 (da 800 milioni a 600) e un aumento di quelle sul 2027 (da 400 a 500 milioni).

