Matilda De Angelis non ha preso benissimo il Nastro d’Argento. Non il premio in sé, s’intende, ma il fatto di doverlo condividere con Elodie, premiata come migliore attrice non protagonista per il film Fuori di Mario Martone. E se a molti sarà sembrato un trionfo della "sorellanza", a lei — che da attrice ci campa da quasi dieci anni — l’ex aequo non è andato giù.

«È molto strano vincere un premio insieme a un’altra persona», ha spiegato in un’intervista a la Repubblica. «Lo trovo irrispettoso, nel senso che ognuno di noi è un individuo singolo. Quando togli la singolarità, togli la personalità, l’impegno, l’unicità». Frasi che suonano come una supercazzola zen, ma che tradotte vogliono dire: non si fa.

E come darle del tutto torto? Perché Elodie, nel film di Martone, recita. Ma resta pur sempre una cantante prestata alla recitazione, mentre Matilda, classe 1995, ha costruito passo dopo passo la sua carriera cinematografica, debuttando in Veloce come il vento, passando per la serie The Undoing con Nicole Kidman (e un nudo diventato iconico), e costruendosi una reputazione da interprete sensibile, intensa, anche se non sempre popolare.

Il malumore traspare anche dal modo in cui liquida l’argomento: «È insensato dare un premio condiviso. Togliere l’unicità è togliere tutto». In pratica: Elodie sarà anche la Beyoncé del Quartaccio, ma io questo mestiere lo faccio per davvero.

Poi ci sono gli altri temi, quelli ricorrenti. Il corpo, per esempio. Dopo la doccia a tre in Fuori, si è tornato a parlare dei suoi nudi, come già accadde per The Undoing. Ma Matilda ora sembra averne abbastanza. «Sto sviluppando un fastidio per le domande sul nudo, mi sembrano superate. Non credo che agli uomini vengano fatte le stesse domande, o sbaglio?». E infatti non sbaglia. Gli attori maschi, di solito, sono osannati anche quando si tolgono tutto. Le attrici, invece, ancora devono giustificarsi.

E poi c’è la politica, che entra a gamba tesa. Quando le chiedono chi non difenderebbe mai in aula, risponde senza esitazioni: «Donald Trump». E poco dopo, parlando della crisi del settore cinematografico italiano, attacca frontalmente il governo. «Non ci sono soldi per noi. Tanta gente non lavora da otto mesi: costumisti, elettricisti, addetti alla fotografia. E la risposta della Meloni qual è stata? ‘Andatevene affanculo’». Forse una semplificazione, forse una rabbia che tracima, ma lo sfogo è sincero. E condiviso da molti.

La verità è che Matilda De Angelis oggi è una delle poche attrici italiane a dire quello che pensa, senza peli sulla lingua. Lo fa con ironia, con una certa dose di intelligenza affilata, ma anche con quel pizzico di amarezza tipico di chi si è fatto da solo e non accetta di essere messo nello stesso sacco di chi viene premiato più per immagine che per mestiere.

Certo, Elodie nel film Fuori funziona. Il pubblico la ama. Ma l’attrice bolognese, che si definisce «non particolarmente ambiziosa», non riesce a mandare giù un sistema che premia a pacchetti, in stile 2x1, senza più riconoscere l’individualità. E forse è anche per questo che, pur restando schiva e spesso fuori dai salotti buoni, piace sempre di più a chi ama il cinema fatto bene. La sua stoccata, elegante ma netta, segna un punto. Anche senza bisogno di fare la voce grossa.