Nuovo Dpcm, proteste da Nord a Sud: sale l’allerta del Viminale per le tensioni sociali

Ristoratori, gestori di bar ma anche taxisti, studenti e commercianti in piazza a Torino, Milano, Napoli, Palermo e Cosenza: «Questo provvedimento è peggio del lockdown»

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di Redazione
26 ottobre 2020
22:10
Proteste a Napoli, foto ansa
Proteste a Napoli, foto ansa

Monta la protesta in tutta Italia dopo l'ultima stretta legata al Dpcm in vigore da oggi che prevede, tra l'altro la chiusura dei locali dopo le 18 e lo stop a palestre e attività sportive.

Sale l'allerta del Viminale

Massima attenzione, necessità di disinnescare sul nascere ogni situazione di possibile rischio, fermezza nei confronti dei violenti. Al Viminale sale l'allerta per le tensioni sociali che potrebbero esplodere nel paese dopo il nuovo Dpcm del governo che ha rintrodotto una serie di restrizioni. Le manifestazioni dei giorni scorsi a Napoli, Roma e Torino, viene sottolineato, sono un campanello d'allarme anche se si è trattato di situazioni ben connotate: chi si è reso protagonista degli scontri con le forze di polizia, in sostanza, non aveva nulla a che vedere con le categorie che in qualche modo sono state più colpite dalla crisi di questi mesi ma con ambienti che avevano il preciso scopo di provocare disordini: ultras, estremisti di destra, centri sociali, soggetti che vivono di espedienti e piccoli reati utilizzati come manovalanza dalla criminalità organizzata.


Protestano i tassisti a Torino

Oltre 180 taxi hanno occupato piazza Castello, davanti al palazzo che ospita la Regione Piemonte, per contestare le nuove misure adottate dal Governo nei confronti di bar e ristornati e il coprifuoco voluto dalla Regione a partire da questa sera. «Se in città tutto è chiuso chi prenderà i taxi?», hanno fatto presente i tassisti aggiungendo: «Ci servono aiuti e incentivi per coprire le perdite».

La 'Milano da bere' si spegne

La pioggia non ha fermato la rabbia dei ristoratori, gestori di bar e pub di Milano e provincia che si sono dati appuntamento a pochi passi dalla Prefettura di Milano per manifestare la loro rabbia contro il nuovo decreto del governo che impone loro la chiusura alle 18. Una delegazione sarà ricevuta dal prefetto di Milano, Renato Saccone. Con loro hanno bandiere tricolore e striscioni con le scritte 'Servono fatti non decreti', 'Falliamo noi fallite voi' e 'No tasse e più aiuti concreti'.

 

Questo nuovo decreto «è peggio del lockdown - ha spiegato Alfredo Zini, ristoratore che ha promosso la protesta a Milano - ci sarà così un mercato parallelo di abusivismo, la gente potrà acquistare alimentari e alcolici e consumarli anche abusivamente per la strada. Chiediamo un allineamento del Dpcm e dell'ordinanza regionale, uno dice chiudere alle 18 e l'altra alle 23». Inoltre i ristoratori chiedono contributi «non a pioggia uguali per tutti ma commisurati alla perdita di fatturato». Inoltre Zini lancia l'allarme per la «chiusura di tante attività che potrebbero finire nelle mani della criminalità organizzata». La delegazione di ristoratori porterà al prefetto un documento con cui la categoria chiede di «rivedere il Dpcm e l'ordinanza regionale, la riduzione proporzionata del pagamento della contribuzione del costo del lavoro, tasse e tributi locali, la lotta all'abusivismo».

Napoli in piazza

Dopo le tensioni dei giorni scorsi, a Napoli nella notte scorsa due bombe carta sono stata lanciate in via Etnea, davanti la sede della Prefettura di Catania, durante un protesta contro le chiusure disposte dall'ultimo Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri (Dpcm) per contenere la diffusione del Covid-19. Le deflagrazioni non hanno causato alcun ferito, ma hanno fatto scattare uno scontro tra le varie anime dei manifestanti, poi rientrato. Nessun contatto tra loro e le forze dell'ordine.

 

«Reddito di salute per tutti la crisi la paghino i ricchi». Questo uno degli striscioni esposti in Piazza Plebiscito dove si sono radunati centinaia di persone per protestare contro i nuovi provvedimenti governativi e regionali. In piazza rappresentanti delle categorie che si sentono danneggiate come i ristoratori, i titolari dei bar, settori dell'indotto del turismo, ma anche studenti, esponenti dei centri sociali, singoli cittadini che stanno perdendo il lavoro. «A salute e a prima cosa ma senza sorde nun se cantano messe», un altro degli striscioni. Intorno alla piazza decine di camionette delle forze dell'ordine e agenti in tenuta antisommossa.

Proteste anche a Palermo

A Palermo mobilitazione di commercianti, ristoratori e dipendenti dei locali davanti alla prefettura. All'iniziativa hanno aderito un centinaio di persone compresi alcuni lavoratori del settore dello spettacolo. Contestato il nuovo Dpcm del governo e chiesto un sostegno economico per affrontare questo primo mese di chiusura. «Per molti di noi è un nuovo lockdown - hanno dichiarato alcuni imprenditori del settore dei locali e dei bar - La chiusura alle 18 rappresenta un colpo mortale alle nostre attività. Il governo non ci può abbandonare in questo momento. Abbiamo bisogno di aiuti veri».

Manifestazioni a Cosenza e Lamezia

Decine di esercenti commerciali hanno manifestato in Piazza dei Bruzi, a Cosenza, lamentando come questa misura penalizzi un’intera categoria. I ristoratori hanno anche bloccato il traffico veicolare su Corso Umberto, la strada che passa davanti al municipio, e hanno chiesto un incontro con il sindaco, Mario Occhiuto, che ha solidarizzato con i manifestanti. Per i prossimi giorni sono annunciate altre forme di protesta e alcuni ristoratori potrebbero trasgredire alle regole imposte, rimanendo aperti al pubblico.


Sempre in Calabria, sit-in di alcuni ristoratori a Lamezia Terme: «Ci aspettiamo dal governo una risposta concreta. C’è chi ha dovuto fare tanti sacrifici personali facendo anche dei prestiti bancari per portare avanti le proprie attività e per far sì che nessuno nei propri dipendenti e collaboratori venisse licenziato e ora si trova con una nuova spada di Damocle», hanno commentato. 

 

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