A Roma oltre 1500 persone per la convention che segna la nascita del movimento civico guidato dall’assessore capitolino al turismo. L’ex Premier: «Un’iniziativa interessante, nata dal basso». Bonaccini: «Serve tornare nei territori per battere la destra»
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Un salone gremito nel cuore di Roma, oltre millecinquecento persone, sindaci, amministratori locali e militanti accorsi da tutta Italia. È la fotografia della convention che ha segnato la nascita ufficiale di “Progetto Civico Italia”, la nuova piattaforma lanciata da Alessandro Onorato, assessore capitolino al turismo, con l’obiettivo di dare una casa politica alle realtà civiche e moderate del Paese.
Ma la vera sorpresa della serata arriva con l’ingresso di Giuseppe Conte. Il leader del Movimento 5 Stelle, accolto da un applauso, si siede in prima fila accanto a Goffredo Bettini, l’ideologo del “campo largo”. Un segnale politico forte, che rompe le rigidità delle ultime settimane e apre uno spiraglio di dialogo tra i Cinque Stelle e le nuove anime civiche del centrosinistra.
«In questi mesi si è parlato molto della nascita di una nuova gamba del centrosinistra — ha detto Onorato dal palco —. Quella gamba, in realtà, esiste già da anni e vale più del 10%. È fatta di amministratori, associazioni, cittadini impegnati che lavorano ogni giorno nei territori. Ora è il momento di unire queste energie e dare loro una voce nazionale».
Conte, nel suo intervento, ha definito Progetto Civico Italia «un’iniziativa interessante, nata dal basso e orientata al rinnovamento». E ha aggiunto: «Il dialogo può e deve esserci. Ognuno deve lavorare per la propria forza politica, ma il confronto è la chiave per costruire un’alternativa seria». Parole che, a Palazzo, sono state lette come una risposta indiretta alle critiche di Chiara Appendino, che nei giorni scorsi lo aveva accusato di essere “troppo schiacciato sul Pd”.
L’ex premier ha voluto invece mostrare la volontà di ampliare l’orizzonte politico dei Cinque Stelle, gettando un ponte verso chi, nel civismo, vede una terza via tra partiti e società. «Questo progetto — ha aggiunto — può aiutare a rimettere in contatto la politica con le comunità locali, là dove la fiducia si è spezzata».
Tra gli ospiti, Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente dell’Anci, ha sottolineato la necessità di combattere l’astensionismo: «Bisogna ascoltare le persone, partire dalle esperienze delle città, che sono il vero motore della democrazia».
Applausi anche per Silvia Salis, sindaca di Genova, che ha lanciato un appello all’unità: «Basta con la gara a chi è più di sinistra o più radicale. Se questa è una competizione, dev’essere a chi riesce a stare più unito. Io ho accettato la candidatura perché avevo con me tutti i partiti». Sul palco sono sfilati oltre 200 amministratori locali, tra cui Ismaele La Vardera, deputato regionale siciliano sotto scorta per l’impegno antimafia, e Alberto De Toni, sindaco di Udine. Tutti hanno ribadito lo stesso concetto: le città a guida progressista possono diventare la base per un consenso nazionale.
A fare gli onori di casa, Roberto Gualtieri, sindaco di Roma: «Il progetto di Onorato non toglie spazio ai partiti del campo largo, ma li rafforza. È una risorsa per vincere e per parlare a chi oggi si sente escluso dalla politica». Dal Pd è arrivato anche Stefano Bonaccini, presidente dell’assemblea nazionale dem, che ha definito i civici «un’opportunità da cogliere». Poi una stoccata: «A volte vedo nel centrosinistra troppe discussioni fatte da chi frequenta solo i salotti televisivi o le Ztl. Se vogliamo battere la destra, dobbiamo tornare nei territori».
Nelle prime file, anche Luciano Nobili di Italia Viva e Alessandro Alfieri, della segreteria nazionale del Pd, che ha messo in guardia il partito: «In platea ci sono tanti amministratori scontenti del Pd. Occhio: bisogna allargare, non pescare dentro casa nostra».
L’atmosfera della convention è quella di una “chiamata alle armi” civica, più pragmatica che ideologica. Onorato parla di «una terza forza dentro il campo largo», capace di unire il riformismo moderato al radicamento territoriale. «L’obiettivo non è creare un altro partito — spiega — ma dare rappresentanza a chi oggi non ne ha. Dobbiamo smettere di parlare solo alle élite e tornare a parlare ai cittadini».
In chiusura, il messaggio che accomuna tutti è chiaro: per battere la destra non bastano slogan, serve una nuova alleanza larga, concreta, ancorata alle città. Una sorta di laboratorio del futuro, in cui il civismo non sia più la stampella dei partiti ma la loro coscienza critica. Conte, lasciando la sala tra flash e applausi, ha salutato con un mezzo sorriso: «Il dialogo è appena cominciato». Un modo elegante per dire che, nel centrosinistra, la partita del “campo largo” è tutt’altro che chiusa.