Quando si perde una guerra è normale, ce lo insegna la storia, che possa accadere di dover rinunciare a parti di territorio. Il Regno d’Italia, tra Ottocento e Novecento, patì diverse situazioni del genere. Il 24 marzo 1860, con il Trattato di Torino, il Regno di Piemonte (formalmente di Sardegna) cedette gli antichi territori sabaudi della Savoia e di Nizza alla Francia. Il re era Vittorio Emanuele II, protagonista dell’Unità d’Italia. A Napoleone III, re di Francia, queste contee erano state promesse dal primo ministro Camillo Benso di Cavour con i famosi Accordi di Plombières del 21 luglio 1858 e con il successivo Trattato di Alleanza sardo-piemontese, in cambio di un forte appoggio proprio al progetto sabaudo di unificazione della penisola. Senza l’aiuto delle truppe transalpine i Piemontesi non sarebbero riusciti a sconfiggere gli Austriaci nella Seconda Guerra d’Indipendenza. Si immagini che la contea di Nizza apparteneva ai Savoia dal XIV secolo e che già Napoleone l’aveva annessa all’Impero francese. Se ne dolse tantissimo Giuseppe Garibaldi che era nato proprio a Nizza nel 1807, ma ne pagarono le dure e sanguinose conseguenze migliaia di Italiani residenti, in maniera maggioritaria, in quelle aree.

Più di recente, a seguito della pesantissima sconfitta patita da Mussolini e dalla monarchia sabauda durante la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia perse diversi territori: sempre sul fronte occidentale dovette cedere alla Francia sia Briga sia Tenda e il Colle del Moncenisio, mentre alla nascente Jugoslavia vennero consegnate buona parte della Venezia Giulia e Zara, ed alla Grecia il Dodecaneso. Inoltre Roma perse il controllo delle sue colonie d’Africa: Libia, Etiopia, Eritrea.

Veniamo all’Ucraina, in una condizione in cui Stati Uniti d’America e Russia, le due principali potenze nucleari al mondo, peraltro vincitrici proprio della Seconda Guerra Mondiale, sono chiaramente intenzionate a non scontrarsi direttamente sul terreno europeo e a procedere alla sigla di una pace duratura nonché foriera di importanti processi di sviluppo e di collaborazione. A meno che non si voglia scherzare, come si è fatto con proclami a dir poco irresponsabili, è auspicabile che l’Ue non abbia intenzione, per difendere le ragioni di Zelens'kyj (e non degli Ucraini!) in una guerra sbagliata, di mandare propri soldati in trincea dichiarando di fatto guerra alla Russia. Ci tentarono con troppa faciloneria sia Napoleone sia Hitler e quello fu l’inizio della loro fine. Il presidente Putin ogni tanto ricorda alla Germania e ad altri Paesi europei che a Berlino entrarono per primi i carri armati russi, tanto per puntualizzare che Mosca ha crediti e non debiti con il Vecchio Continente. Anche in Italia c’è qualcuno che, con la guerra delle chiacchiere a tanto al chilo, e immaginando di far paura a Putin con qualche articolo di giornale o post sui sociali, si grida contro l’accordo Usa-Russia, anziché brindare e applaudire. Donald Trump ha dimostrato nei fatti, al contrario del suo predecessore, che è mosso da sentimenti di pace e di coabitazione serena fra giganti: questo è un grandissimo pregio e non un difetto.

Giorgia Meloni, premier italiano, ha più volte ricordato al presidente francese Macron, che di certo non è De Gaulle, l’indisponibilità assoluta di Roma ad inviare propri soldati al confine tra Russia e Ucraina. Ora anche il Regno Unito e la Germania farebbero bene ad accettare subito la faticosa sintesi maturata Oltreoceano. È giunto il momento anche per la saggia e oculata Giorgia Meloni di dire chiaramente che a questa spaventosa guerra, dovuta all’insana idea di estendere la Nato sotto il muso di Mosca, si metta un punto finale: è costata centinaia di migliaia di morti, nonché crisi economico-sociali spaventose. Ma soprattutto ha eretto incomprensibili barricate fra l’Unione Europea a la Russia, quando occorrerebbe fare l’esatto contrario. A suggellare la solennità del momento, Donald Trump ha dedicato a Zelens'kyj un incontro di primissimo livello, presenti anche il vice JD Vance, il Segretario di Stato Marco Rubio, ed altri esponenti di primissimo piano della Casa Bianca. Altro che umiliazione! Zelens'kyj risponderà del suo agire alla storia e al suo martoriato popolo!