Il Papa attento alle parole, il Papa prudente, il Papa diplomatico questa volta ha deciso di alzare i toni, quasi di urlare.

Un grido che squarcia il silenzio delle coscienze. L’Angelus domenicale in Piazza San Pietro è stata l’occasione per Papa Leone XIV per un forte atto di accusa contro la follia della guerra. Le sue parole sono state chiare e nette: «Non c’è futuro basato sulla violenza, sull’esilio forzato, sulla vendetta».

Non è stata solo una riflessione, ma un colpo diretto al cuore della politica internazionale. «I popoli hanno bisogno di pace: chi li ama veramente, lavora per la pace», ha ammonito il papa. Gaza, da lui definita «terra martoriata», è il simbolo estremo della devastazione: macerie al posto delle case, profughi senza futuro, bambini senza pane né scuola. Un popolo intero ridotto a sopravvivere sotto le bombe.

Papa Leone ha ringraziato le associazioni cattoliche impegnate negli aiuti umanitari, presenti in Piazza San Pietro. Ma dietro il suo elogio si legge un’amara verità: la solidarietà della società civile supplisce alle colpe della comunità internazionale, incapace di fermare massacri e ritorsioni.

Il Papa ha ripetuto con forza la sua frase centrale, quasi come volerle dare ancora più forza: «Non c’è futuro basato sulla vendetta». Un monito universale, rivolto a chi continua ad armare i conflitti, a chi si rifugia nel calcolo geopolitico, a chi preferisce il profitto delle armi al destino dei popoli.

Mai come oggi la voce del Papa suona come un allarme globale. L’umanità, ha fatto capire Leone XIV, è a un bivio: o sceglie la pace, o sprofonda in una spirale di violenza senza ritorno.

Il suo è un avvertimento drammatico: il tempo sta finendo! Ed è la prima volta dall’inizio del pontificato che un Papa così attento alle parole, così prudente, ha alzato i toni, ha espresso parole durissime ha lanciato un allarme che tocca tutti, soprattutto tocca il futuro dell’umanità.