La guerra in Medio Oriente, i droni russi sui cieli europei, le minacce nucleari: l’instabilità globale cresce, ma a togliere il sonno a quattro italiani su dieci non sono solo i venti di guerra. È la vita di tutti i giorni, sempre più cara e difficile da sostenere. Il carovita non molla la presa, e la sensazione diffusa è quella di scivolare lentamente verso un equilibrio economico impossibile da mantenere.

Secondo l’ultimo sondaggio di Only Numbers, condotto da Alessandra Ghisleri, il 53,6% degli intervistati dichiara che la propria condizione economica è rimasta invariata negli ultimi due anni, mentre il 37,4% parla apertamente di un peggioramento. Solo una piccola minoranza, meno del 10%, afferma di essere riuscita a migliorare la propria situazione. «Il tema del costo della vita – spiega la Ghisleri – è stabilmente in cima alle priorità, seguito da quello della salute (37,8%). A preoccupare è anche la crescente difficoltà nel far fronte agli obblighi fiscali (28,1%)».

È un’Italia che vive in apnea, tra conti che non tornano e un potere d’acquisto in costante erosione. L’inflazione continua a mordere, i salari sono fermi e le bollette tornano a salire dopo una breve tregua estiva. Le famiglie arrancano, tagliano sulle spese alimentari, rinviano acquisti, cambiano abitudini. Anche chi ha un impiego fisso confessa di non sentirsi più al sicuro: l’ansia non riguarda solo chi è ai margini, ma anche il ceto medio, un tempo considerato la spina dorsale del Paese.

Il sondaggio fotografa un quadro impietoso: un italiano su tre indica la salute tra le principali spese straordinarie dell’anno, con un forte aumento tra gli over 50, spesso costretti a rivolgersi a strutture private per accorciare liste d’attesa infinite. Subito dopo vengono citate la casa (23,8%) e l’auto (23%), due voci di spesa fisse sempre più difficili da sostenere.

E se le vacanze estive hanno prosciugato i risparmi, il rientro a scuola ha aggravato la situazione: libri, materiali, trasporti e mense pesano come macigni sui bilanci familiari. Il 10,3% degli intervistati definisce le spese scolastiche “insostenibili”, percentuale che sale al 31,2% tra i giovani genitori. In molti ammettono di aver rinunciato ad attività extra, sport o corsi per i figli.

In questo contesto, anche la natalità continua a crollare: solo il 2,2% delle famiglie vede nella nascita di un figlio una possibilità economica sostenibile. Per la maggioranza è un lusso che non ci si può permettere. E mentre l’Italia invecchia, le pensioni non bastano più. Migliaia di persone, dopo una vita di lavoro e contributi versati, vivono con assegni insufficienti per coprire le spese essenziali. Secondo le proiezioni Inps, entro il 2040 ci saranno cinque milioni di lavoratori in meno: una voragine che rischia di mettere in ginocchio l’intero sistema previdenziale. «È un’emergenza che non riguarda solo il futuro – osserva la Ghisleri – ma che sta già producendo effetti oggi, tra scuole che chiudono, paesi che si spopolano e un sistema sociale che si regge a fatica».

Il tema fiscale è un’altra ferita aperta. Il 28,1% degli italiani segnala la difficoltà crescente nel far fronte alle tasse. Troppi balzelli, troppa burocrazia, troppe scadenze ravvicinate. «Le famiglie vivono la pressione fiscale come un nemico invisibile – commenta la sondaggista – perché non percepiscono un ritorno in servizi e tutele proporzionato a ciò che pagano».

E mentre il governo promette nuovi tagli al cuneo fiscale e incentivi alle imprese, la fiducia si assottiglia. L’impressione è che ogni intervento arrivi troppo tardi e con effetti minimi sulla vita reale. A crescere, invece, è la frustrazione: il 39,6% degli intervistati mette il carovita al primo posto tra le preoccupazioni quotidiane, molto sopra a temi come sicurezza e immigrazione.

Dietro i numeri, però, ci sono volti e storie: pensionati che fanno la spesa controllando i centesimi, giovani che lavorano con contratti precari e non riescono a uscire di casa, famiglie che rinunciano al riscaldamento per pagare l’affitto. «Non si tratta più solo di economia – conclude Ghisleri – ma di coesione sociale. Quando anche i progetti più semplici, come fare un figlio o cambiare casa, diventano irraggiungibili, il rischio è la disillusione collettiva. E senza fiducia nel futuro, nessuna società può reggere a lungo».

La sensazione è che l’Italia stia scivolando in una lenta e silenziosa emergenza sociale. Non è solo un problema di numeri, ma di dignità. Perché quando vivere diventa sinonimo di resistere, vuol dire che qualcosa, nel patto tra cittadini e istituzioni, si è spezzato.