L’inchiesta

Stupro a Palermo, ora i componenti del branco piangono e si accusano a vicenda: «Mi sono rovinato la vita»

Nell’interrogatorio di uno dei sette indagati per violenza di gruppo ai danni di una ragazza di 19 anni emergono le prime ammissioni condite da lacrime e giustificazioni: «Lei era consenziente». Ma le intercettazioni raccontano altro: «Diceva “non voglio, basta”»

 

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di Redazione
23 agosto 2023
09:11
L’immagine di una telecamera di sicurezza poco prima dello stupro
L’immagine di una telecamera di sicurezza poco prima dello stupro

Davanti al giudice per le indagini preliminari Marco Gaeta ora piangono: «Sono addolorato per ciò che è successo, chiedo scusa alla ragazza e alla sua famiglia. Sono tornato indietro insieme al ragazzo di 17 anni per aiutarla». In lacrime Christian Maronia, uno dei sette giovani indagati per lo stupro di gruppo consumato con inaudita ferocia a Palermo ai danni di una ragazza 19enne intontita dall’alcol.

«Mi sono rovinato la vita. Mi era stato detto che era consenziente - ha aggiunto Maronia - Ho anche una fidanzata e non avrei mai fatto una cosa simile. Io non conoscevo la ragazza, non l'avevo mai vista prima». Maronia, però, deve fare i conti con le intercettazioni. In una di queste si sente una sua conversazione con gli altri componenti del branco: «Lei non voleva, faceva “no basta”!». Parole che proverebbero la consapevolezza del diniego della ragazza.


Piangono e si accusano a vicenda cercando di alleggerire la propria posizione. Nel corso dell'interrogatorio è emerso che Angelo Flores - l’amico della vittima accusato di aver organizzato la violenza di gruppo - avrebbe mostrato un video: «Si vedeva che lei sarebbe stata disposta a questa esperienza - aggiunge - Ad organizzare tutto è stato Flores». Angelo non partecipa alla violenza sessuale ma filma tutto e incita il branco, come racconta la stessa vittima. «Non mi ha toccata, ma si è limitato a filmare la scena con il telefono cellulare».

Parallelamente all’inchiesta, adesso sono i social media a tenere banco. Gli stessi network spesso usati per ostentare atti di violenza sessuale servono anche per esprimere “solidarietà” a chi è imputato.
In queste ultime ore su Tik Tok è stato aperto un profilo su Cristian Maronia dove sono stati pubblicati sei video: «Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata, ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici».
E ancora «Non ero in me quando è successo», sono alcune delle frasi pubblicate nei video comparsi sul social. I video erano già stati confezionati dal diciannovenne che imita nelle posture i cantanti neomelodici e sono ripresi in casa, dal barbiere o in discoteca. In uno pubblicato con l'hashtag #freechristian, chi condivide scrive: «Con che coraggio la gente insulta gli innocenti».

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