Orrore senza fine

Stupro a Palermo, i sei arrestati minacciati in carcere ora hanno paura. Il direttore del penitenziario: «Bisogna trasferirli»

I giovani accusati di violenza di gruppo ai danni di una ragazza di 19 anni «invisi» agli altri detenuti. Minacce di morte anche ai familiari. Intanto a migliaia cercano di entrare in possesso del video dello stupro. Il Garante della privacy: «È un reato»

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di Redazione
24 agosto 2023
10:43

Il direttore del carcere Lorusso di Pagliarelli ha chiesto il trasferimento urgente dei sei giovani arrestati per lo stupro avvenuto a Palermo la sera del 7 luglio scorso, quando hanno abusato di una ragazza di 19 anni lasciandola poi a terra sofferente nel cantiere del collettore fognario di San Lorenzo.

Il settimo accusato, minorenne la sera dello stupro, é stato già scarcerato e trasferito in una comunità. Dopo l’arresto, per evitare il contatto con gli altri detenuti, erano stati destinati a sezioni speciali, ma la notizia del loro arrivo si era diffusa in fretta. I familiari ora temono che qualcuno possa fare loro del male e hanno chiesto, tramite i loro legali, di trasferirli in altre strutture.


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In una relazione indirizzata al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, il direttore del carcere ha chiesto di trasferirli con urgenza. I detenuti sono «invisi» agli altri reclusi e «per prevenire azioni destabilizzanti se ne chiede con urgenza l’immediato allontanamento», si legge nel rapporto. Nelle prossime ore dal Dipartimento dovrebbe arrivare il via libera al trasferimento. 

Dopo la decisione del tribunale del Riesame, che ha confermato il carcere per i primi tre denunciati dalla vittima e identificati dai carabinieri Gabriele Di Trapani, Christian Barone e Angelo Flores, che é anche l’autore del video dello stupro condiviso migliaia di volte su Telegram, compariranno a breve davanti ai giudici anche gli altri tre arrestati: Christian Maronia, Samuele La Grassa e Elio Arnao. Dopo la diffusione della notizia anche le famiglie dei sette sono vittime di insulti e intimidazioni e hanno ricevuto centinaia di minacce di morte. 

Le famiglie dei sette giovani arrestati hanno chiesto alla polizia di indentificare gli autori dei commenti ma anche e soprattutto chi ha realizzato i profili fake dei propri parenti e chi ha postato le foto degli indagati dondole in pasto a milioni di persone. Le indagini passano adesso alla polizia postale che dovrà passare al setaccio tutti i social dove sono presenti migliaia di post e di commenti sulla vicenda.

Orrore su orrore: è caccia al video dello stupro

Intanto, a orrore si aggiunge altro orrore: utilizzando i canali Telegram, migliaia di persone starebbero cercando di venire in possesso del video dello stupro. Il Garante privacy mette in guardia sulle conseguenze, anche di natura penale, della diffusione e condivisione dei dati personali della vittima  e dell'eventuale video realizzato.

L'Autorità - con due provvedimenti d'urgenza - ha rivolto un avvertimento a Telegram e alla generalità degli utenti della piattaforma, affinché venga garantita la necessaria riservatezza della vittima, evitando alla stessa un ulteriore pregiudizio connesso alla possibile diffusione di dati idonei a identificarla. 

Il Garante privacy spiega che, la possibile diffusione di dati idonei a identificarla, anche indirettamente, è in contrasto, peraltro, con le esigenze di tutela della dignità della ragazza. L'autorità ricorda che la diffusione e la condivisione del video costituiscono una violazione della normativa privacy, con conseguenze anche di carattere sanzionatorio, ed evidenzia i risvolti penali della diffusione dei dati personali delle persone vittime di reati sessuali (art. 734 bis del codice penale)

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